Il pentimento di Luca Traini non basta: condannato a 12 anni, c’è l’aggravante razziale

La metamorfosi di Luca Traini, che era già iniziata all’interno del carcere di Ancona, si completa definitivamente davanti ai giudici riuniti in udienza, oggi 3 ottobre. Per lui il procuratore ha chiesto e ottenuto 12 anni di carcere con l’accusa di strage, porto abusivo d’armi, danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale.

Eppure, Luca Traini ha voluto iniziare l’udienza leggendo cinque pagine di dichiarazioni spontanee in cui si dichiara assolutamente pentito di quello che ha fatto e consapevole che il colore della pelle non c’entra nulla con quanto accaduto a Macerata.

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Luca Traini pentito, le sue dichiarazioni spontanee in aula

«Volevo giustizia per Pamela (Mastropietro, la ragazza uccisa a Macerata: l’episodio di cronaca scatenò la furia di Luca Traini contro alcune persone di colore lo scorso 3 febbraio 2018, ndr). Ma in carcere ho capito che il colore della pelle non c’entra». Nei giorni scorsi, alcune cronache locali avevano riferito di una convivenza decisamente serena di Luca Traini con altri detenuti di colore, accolti dallo stesso ex esponente quasi come membri della propria famiglia.

Luca Traini, poi, ha voluto ringraziare le forze dell’ordine di Macerata per il lavoro che hanno svolto in questo periodo. Tuttavia, ha spiegato il suo raid razzista con l’intolleranza nei confronti dello spaccio che ha invaso la città e di cui era stata toccata anche l’ex fidanzata dello stesso ex esponente locale della Lega.

Luca Traini ha chiesto scusa alle persone che ha colpito

«Non provo nessun odio razziale – ha continuato Traini -, volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti». Infine, le scuse nei confronti delle persone che ha ferito e che si trovavano questa mattina in aula: «Chiedo scusa alle persone che ho ferito e che sono qui in aula. Ho capito di aver sbagliato».

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