Linkedin scoraggerà i post che chiedono agli utenti di aggiungere like e reactions
Si tratta della stessa tipologia di contenuti che, su altre piattaforme, vengono penalizzati
06/05/2022 di Redazione
«Abbiamo notato – scrive Linkedin – una serie di post che chiedono o incoraggiano espressamente la community a interagire con i contenuti tramite likes o reactions, pubblicati con l’intento esclusivo di aumentare la copertura sulla piattaforma. Abbiamo percepito come questo tipo di contenuto possa essere fuorviante e frustrante per alcuni di voi. Non promuoveremo questo tipo di contenuto e incoraggiamo tutti nella community a concentrarsi sulla fornitura di contenuti affidabili, credibili e autentici». Con queste parole, Linkedin ha reso esplicita una delle prossime regole del suo algoritmo: la penalizzazione di contenuti di scarsa qualità che cercano di attrarre l’utente soltanto attraverso la richiesta di un engagement.
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Linkedin scoraggia i post che cercano engagement a tutti i costi
Le parole sono state impresse nero su bianco in un post nel blog ufficiale di Linkedin, in cui – tra le altre cose – si spiega anche come il social network professionale sia stato in qualche modo veicolo di cambiamento nelle interazioni degli utenti negli ultimi due anni. La tendenza è chiaramente quella di utilizzare molto di più Linkedin anche per la condivisione di notizie dell’ultima ora, per dibattiti o approfondimenti che riguardano – nella fattispecie – elementi collaterali e non direttamente collegati all’attività professionale.
Tuttavia, per fare in modo che il proprio profilo Linkedin abbia più interazioni, diversi utenti hanno pubblicato – in quest’ultimo periodo – dei sondaggi a cui rispondere attraverso delle reactions. Si tratta di un espediente che, qualche tempo fa, si utilizzava anche su Facebook: si poneva una domanda ai followers e si chiedeva loro di rispondere con una reazione diversa a seconda della risposta scelta. Contenuti di questo tipo erano già stati attenzionati prima e penalizzati poi dal social network di Mark Zuckerberg. Adesso, in virtù del fenomeno che potremmo definire di facebookizzazione di Linkedin, anche la piattaforma professionale di proprietà di Microsoft ha deciso di prendere opportune contromisure: l’obiettivo è quello di proporre agli utenti contenuti di maggiore affidabilità. E di evitare lo spam.
Foto IPP/imago