Il caso Liguria, meta ambita per chi si allontana dal coronavirus

05/03/2020 di Redazione

Borbotta il signore di Finale Ligure che guarda la comitiva di turisti passeggiare per Finalborgo. Borbotta perché ha appena letto sul giornale il quotidano bollettino sulla diffusione del contagio da coronavirus. La sua regione conta 26 casi – 19 solo nel Savonese -, buona parte di questi rappresentata da turisti che provengono dalle aree limitrofe rispetto a quelle del focolaio. L’Hotel Belsit di Alassio è stato, tra fine febbraio e inizio marzo, una sorta di trincea per un caso di contagio che ha bloccato turisti e personale alberghiero per diversi giorni. L’Hotel Garden di Laigueglia ha vissuto un periodo di isolamento per lo stesso motivo. Anche nella stessa Finale, nell’Hotel Corallo, si è registrato un contagio e si è dovuta gestire una situazione d’emergenza.

Liguria coronavirus, i flussi turistici in periodo di emergenza

I turisti, in questo scorcio di stagione, continuano ad arrivare, anche dopo l’ordinanza del governo che ha reso l’Italia una grande zona gialla intorno alle zone rosse del focolaio, con le scuole chiuse e con le prescrizioni più stringenti da mettere in campo per manifestazioni ed eventi pubblici. Qualcuno dice che sembra una Pasqua anticipata.

Nell’Hotel Rio di Finale Ligure sono arrivati altri turisti dalla Lombardia: «L’Italia è tutta una zona gialla, con alcune aree che sono zone rosse – ci dice al telefono -. Chi proviene dalle zone gialle non è limitato negli spostamenti. Spetta al singolo turista decidere sul suo viaggio. Le strutture alberghiere non possono rifiutare i turisti, poiché incorrerebbero anche in sanzioni penali relative alla discriminazione. Noi ci stiamo attenendo a tutti i protocolli che ci vengono forniti dalle autorità competenti: abbiamo fatto il possibile e anche di più. Ma non si possono demonizzare i turisti perché altrimenti la situazione sarà tragica».

Il timore non è tanto per quello che sta succedendo ora, ma per quello che avverrà dopo: «Quando e se questa cosa finirà – continua -, non verrà più nessuno perché tutti avranno paura e saranno a rischio migliaia di posti di lavoro nel settore». Un problema legittimo, in una zona dalla naturale vocazione turistica: l’equilibrio tra la sicurezza, la salute pubblica e l’economia del territorio. Ne è consapevole Ugo Frascherelli, sindaco di Finale Ligure, che usa il buon senso per fotografare la situazione: «C’è una norma precisa: gli unici che non possono allontanarsi dai propri territori sono i cittadini che risiedono nelle zone rosse. Tutti gli altri possono muoversi. Non ha senso fare altri discorsi, anche se posso comprendere la componente emotiva in questo momento».

Liguria coronavirus, come affrontare eventuali estensioni della zona rossa?

In realtà, ci sarebbe anche un altro problema. Nelle ultime ore, il governo ha valutato una possibile estensione della zona rossa, che significherebbe divieto di ingresso e di allontanamento dal comune segnalato come tale: «Se si dovesse concretizzare questa situazione – ha affermato il primo cittadino di Finale – vuol dire che persone provenienti da quelle aree non potranno rientrarvi. Ma al momento questo problema non si pone. Io posso dire soltanto che Finale ha convissuto benissimo con l’emergenza, i cittadini hanno collaborato, i turisti stanno collaborando. Non ci sono stati supermercati saccheggiati e anche quando abbiamo dovuto affrontare il caso di contagio all’Hotel Corallo abbiamo agito con raziocinio, rimandando a casa, nel giro di 24 ore, gli ospiti che erano entrati in contatto con il paziente».

Un raziocinio che, tuttavia, non dovrebbe essere esercitato soltanto dalle istituzioni, ma anche dai cittadini. L’aumento delle presenze turistiche in Liguria (non solo nelle strutture alberghiere, ma anche nelle seconde case), in questo momento, non sembra essere conforme al richiamo alla coscienza collettiva fatto da tutte le autorità che stanno gestendo l’emergenza. Un principio che si chiama senso di responsabilità e che, invece, viene scavalcato da una sorta di egoismo à la ognuno per sé e Dio per tutti.

Per questo la chiarezza informativa e la linearità delle operazioni non possono mancare in questo momento. Ne è convinto anche il deputato ligure di Liberi e Uguali Luca Pastorino: «In Liguria sono senz’altro aumentate le presenze, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – ha detto a Giornalettismo -. Probabilmente nessuno potrà evitare di guardare con sospetto la persona che fa un colpo di tosse, indipendentemente dalla sua provenienza. Ma la chiarezza dei messaggi e dell’informazione non deve mancare. C’è stata molta confusione, la Regione Liguria spesso ha voluto fare un salto in avanti rispetto alle indicazioni del governo. Anche ieri, sulla chiusura delle scuole, c’è stato il caos che abbiamo visto tutti. Ma adesso, dopo le recenti disposizioni, mi auguro che ci sia una maggiore uniformità su tutto il territorio. Confido molto nei sindaci e negli amministratori locali: ci tengono molto al loro ruolo e comunicheranno in maniera adeguata con la loro popolazione».

Il timore è che dopo questa prima fase ci possa essere una ricaduta negativa per il turismo, non soltanto in Liguria: «La prima cosa da fare è responsabilizzare i cittadini, superando l’emergenza con regole che, spero, non cambino più. I problemi ci saranno – ha detto Pastorino -, ma il Parlamento si farà garante delle misure di sostegno che verranno prese (il governo ha appena stanziato 7,5 miliardi di aiuti per famiglie e imprese, ndr), possibilmente in maniera diretta, con aiuti alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori autonomi che stanno vivendo una situazione paradossale».

I turisti continuano il loro passeggio per le strade di Finale. Selfie sotto gli alberi che iniziano a fiorire. Il signore che borbotta allarga le braccia. Mai avrebbe pensato di trovarsi al bivio tra la propria salute e quella dell’economia della sua terra.

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