La scienziata cinese che dice che il coronavirus è stato creato in laboratorio è collegata a Steve Bannon

Era stata anche citata da Matteo Salvini

23/10/2020 di Gianmichele Laino

Dal mese di luglio, anche in Italia si sta dando molto spazio a Li-Meng Yan, una scienziata cinese di base a Hong Kong che è fuggita nel Stati Uniti affermando di avere delle prove incontrovertibili che il coronavirus sia nato in laboratorio e che, quindi, abbia una sorta di matrice artificiale. La scienziata, in realtà, ha portato avanti un dottorato di ricerca a Hong Kong, ma non si trova affatto ai vertici della ricerca scientifica mondiale come lei stessa ha affermato nel corso delle sue comparsate televisive, una di queste (quella a Fox News) molto seguita. Il suo studio – scritto con un linguaggio scientifico molto accurato e, per questo motivo verosimile – è stato rifiutato da diverse riviste scientifiche di peso ed è stato confutato da diversi ambienti accademici.

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Li-Meng Yan e la CNN che ha svelato il suo collegamento con Steve Bannon

Dopo diverse analisi e approfondimenti, la CNN è riuscita a scoprire che la dottoressa, in qualche modo, era collegata a Steve Bannon, ex stratega della campagna elettorale di Donald Trump e primo sponsor del sovranismo a livello planetario (anche in Italia, dove – ad esempio – ha partecipato a diversi appuntamenti con Fratelli d’Italia).

Il suo studio sarebbe stato ripreso – talvolta proprio in maniera pedissequa, con intere frasi che sono state riportate all’interno del lavoro e con grafici riportati nel testo – da un articolo di un blogger anonimo i cui scritti erano stati pubblicati su un sito web collegato a Bannon mesi prima. Lo studio presentato da Li-Meng Yan, inoltre, è accompagnato anche da altre firme che, tuttavia, hanno utilizzato degli pseudonimi, prassi sconsigliatissima e per nulla autorevole all’interno della comunità scientifica.

Anche un secondo studio, pubblicato l’8 ottobre e che aveva lo stesso tenore del primo (con il virus prodotto in laboratorio e volontariamente scatenato contro gli esseri umani) avevano collegamenti con un blog collegato a Steve Bannon. In questo gioco di incastri, si inserisce anche l’imprenditore cinese – fuggito anch’egli negli Stati Uniti – Guo Wengui che avrebbe fatto di tutto per creare una rete, anche con alcuni ambienti accademici, che possa conferire una qualche apparenza di attendibilità scientifica ai lavori che lui stesso ha finanziato e promosso. Anche Guo Wengui è stato negli ultimi mesi molto vicino a Steve Bannon.

Li-Meng Yan citata anche dai media italiani e da Salvini

Insomma, i fili del sovranismo internazionale – quello che Steve Bannon sta cercando di promuovere anche online, attraverso la diffusione di messaggi sui social network che hanno assunto una certa viralità e che fanno parte delle principali strategie di comunicazione della destra anche in Europa – si incrociano con l’esperienza personale della dottoressa cinese, assestando forse il colpo definitivo alla sua credibilità.

Una credibilità che, tuttavia, è stata concessa a Li-Meng Yan anche da alcuni media italiani (si pensi, ad esempio, all’ospitata nella trasmissione Mediaset Quarta Repubblica) e da alcuni politici come Matteo Salvini che, quasi in maniera acritica, ha proposto ai propri followers sui social network uno spezzone dell’intervista stessa.

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