Lettera aperta a Salvini dai ragazzi di Castenaso (gli idioti del gommone)

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Ecco la lettera aperta a Salvini dei ragazzi di Castenaso, quelli che lui ha definito idioti del gommone e che vogliono rispondergli

A volte accade che gli idioti non siano poi così idioti. E che decidano di parlare al di là di quello che viene detto sui giornali e sui social, al di là dal clamore che si crea attorno a manifestazioni e contro manifestazioni. Scegliendo di rivolgersi apertamente e direttamente a Matteo Salvini. Questa lettera è stata inviata alla nostra redazione dai ragazzi che hanno organizzato la contro manifestazione a Castenaso per esprimere il dissenso rispetto al fatto che Matteo Salvini, appena un paio di anni dopo avergli dato degli idioti sui social, si fosse presentato per fare propaganda e per elemosinare i loro voti in vista delle regionali in Emilia-Romagna.



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Vista l’ironia che Matteo Salvini ha messo nel suo post per segnalare che a Castenaso la contro manifestazione si possa riassumere in questa foto, vediamo di dare voce e visibilità anche ai giovani che stavano dietro l’evento nato spontaneamente.



A Matteo Salvini

Siamo i ragazzi che hanno organizzato la contestazione al suo comizio di Castenaso.
In questi giorni siamo stati definiti “sardine” da parte dei mezzi d’informazione, “pesciolini”, “zecche dei centri sociali” e “zoccole comuniste” (citiamo testuali parole) da lei o dai suoi sostenitori.
Non siamo nulla di tutto questo.
La manifestazione che abbiamo organizzato è nata come contestazione pacifica da parte di semplici cittadini preoccupati. Non abbiamo potuto organizzare un evento ufficiale e più strutturato, dato il poco preavviso del suo comizio, ma, nonostante ciò, siamo riusciti a radunarci con il semplice passaparola e l’affluenza spontanea della gente di passaggio.



«Usate espressioni forti perché siamo stati confinati in un angolo della piazza»

I ragazzi di Castenaso altro non volevano che manifestare il loro dissenso, esercitare un loro diritto, ma la situazione è sfuggita di mano per via del fatto di essere stati messi in un angolo.

Come potranno testimoniare coloro che erano presenti, la nostra idea era quella di non ostacolare lo svolgimento del comizio e, anzi, ascoltarlo, semplicemente facendoci vedere. Nonostante ciò, non ci è stato concesso di avvicinarci e siamo stati confinati in un angolo della piazza, dal quale lei non poteva vederci e noi non potevamo sentirla. Siamo stati bloccati, benché nella piazza ci fosse spazio per tutti, da un cordone di forze di polizia decisamente sovradimensionato per l’intento che avevamo: scudi e manganelli, rimasti inutilizzati, non ci sono sembrati necessari per l’entità innocua della folla eterogenea che eravamo (tanti giovani, ma anche adulti, anziani, famiglie).
Avremmo solo voluto mostrare che c’è tanta gente che non è d’accordo con lei. Dal momento che ciò non è stato possibile, ci siamo dovuti far sentire e, purtroppo, come spesso succede in queste situazioni, sono state utilizzate alcune espressioni forti. La Lega di Castenaso per questo ci ha criticati, forse non comprendendo la natura più viscerale di ogni manifestazione di qualsiasi tipo, fatta non tanto per esprimere elaborate tesi politiche, quanto più per dare una forma al proprio dissenso.

Da dove nasce la contro manifestazione di Castenaso?

La lettera continua e quel pensiero serio, strutturato e costruttivo viene fuori come non potrebbe durante una contro manifestazione in cui non si ha la possibilità di argomentare.

Ma dissenso da cosa di preciso?
Siamo profondamente contrari al modo in cui la campagna elettorale per le elezioni regionali è stata affrontata dal suo partito e al fangoso terreno su cui cercate di portare il dibattito politico. L’Emilia-Romagna non ha bisogno di essere “liberata”, ma merita, come ogni territorio, un dibattito dignitoso effettuato nel modo appropriato.
Innanzitutto, dovrebbe essere il candidato alla presidenza della regione ad affrontare in primo piano la campagna elettorale, non il capo politico del partito. Lucia Borgonzoni, invece, non era in piazza mercoledì e questa non è di certo stata un’eccezione.

«L’elezione regionale non è un referendum sul governo»

In secondo luogo, l’elezione regionale non è un referendum sul governo, ma, nonostante ciò, lei, Matteo, sta spingendo gli emiliano-romagnoli a crederlo. Per questo motivo si riempie la bocca di facili slogan, sbandiera presunti problemi di sicurezza e sanità in una regione che, al contrario, è un modello sotto questi aspetti, strumentalizza e manipola tragiche vicende come quella di Bibbiano e l’assassinio di Stefano Cucchi, bacia rosari e giura sul Vangelo, mentre gran parte delle sue idee contraddicono gli ideali cristiani. Facendo tutto ciò lei abbassa il dialogo politico al livello di una dialettica da social network, mentre invece servirebbero proposte concrete, pensate, argomentate in maniera coerente.

«Lei è un influencer prestato al mondo politico ma per risolvere i problemi serve più di una diretta su Instagram»

La nostra visione della politica ci porta e ci porterà sempre a vedere in ciò che rappresenta con la sua immagine pubblica un influencer prestato al mondo politico, una macchina finalizzata solo ad accumulare sterile consenso. Chi è sceso in piazza con noi a Castenaso sa che i problemi sono più complessi di come lei li presenta, sa come sia necessario un dialogo politico e non un monologo reazionario, che ha sempre bisogno di un “nemico” da usare come capro espiatorio. Le persone scese in piazza con noi erano lì perché sanno che le problematiche e i temi della regione Emilia-Romagna (e dell’Italia tutta) necessitano ben più di una diretta su Instagram per essere risolti: hanno bisogno di argomentazioni e persone competenti, che pensino anzitutto al bene comune, facendo gli interessi di un’intera comunità e non solo dei propri “followers”. Followers che lei e la sua “Bestia” nutrite dando loro in pasto immagini e video selezionati ad arte per scatenarne la rabbia.

«Lei si fregia di parlare da padre ma agisce da bullo»

Gli ultimi episodi risalgono a mercoledì stesso, quando ha esposto alla gogna pubblica sia un nostro compaesano che un ragazzo di San Pietro in Casale (per quest’ultimo utilizzando un video montato ad hoc), mostrandosi ancora una volta per il bullo che è, mentre nelle nostre scuole viene insegnato ai ragazzi ad essere il contrario.
Lei si fregia spesso di parlare “da papà”, ma questa volta parliamo noi in quanto figli di questa terra, figli che si ribellano ad uno svilimento della politica sia come strumento che come mestiere e che, per questo, saranno sempre contrari a quello che lei ha scelto di rappresentare.
Cordiali saluti,

i ragazzi di Castenaso, ma crediamo anche tanti altri