«Ciao Adji, preghiamo per la tua anima»: Il messaggio d’amore per la donna morta nella metro A di Roma

Era scivolata dalla banchina della stazione Lepanto perché non ci vedeva bene, ed è rimasta incastrata sotto il convoglio della metro A in arrivo. Vano il soccorso: Adji Rokhoyia Wagne, quarantenne senegalese, è stata estratta viva ma è deceduta poco dopo. Il tragico incidente era avvenuto il 30 maggio, colpendo al cuore l’intera comunità senegalese e la capitale.

«Ciao Adji, preghiamo per la tua anima»: Il messaggio d’amore per la donna morta nella metro A di Roma

Si è trattato di un incidente, come era emerso fin dal primo momento in cui le forze dell’ordine avevano visionato le registrazioni della stazione della Metro A. Un incidente però che ha scosso molto sia i residente del quartiere che l’intera capitale. E lì, sui muri della stazione, sono apparsi dei messaggi d’amore. «Ciao Adji, preghiamo per la tua anima» si legge sopra ad un foglio colorato, dove qualcuno ha scritto che «siamo tutti in viaggio verso l’amore eterno». Un foglio rosso attaccato con dello scotch che tiene insieme anche un piccolo mazzo di fiori, per ricordare la donna. C’è anche una sorta di lettera, di riflessione, lasciata per chi non vuole dimenticare quanto accaduto. «Poteva succedere a chiunque. Anche a me che da quella fermata passo ogni giorno» si legge nel foglio protetto da una busta trasparente. «In pochi minuti milioni di persone sono rimaste addolorate e sconvolte» scrive ancora Giuseppe, «Avvenimenti come questi ti toccano dentro, arrivano dove mille parole, video, articoli, comizi non possono accedere, seminando umana compassione ma, senza adeguata reazione, anche velenosa negatività». Perché dopo le lacrime, la sofferenza e le urla disperate dei parenti e amici di Adji che echeggiavano vicino alla stazione Lepanto, tutto è tornato alla normalità. E chi magari non aveva letto la notizia, non si è accorto di nulla, forse si è anche lamentato di un po’ di ritardo del servizio, una cosa tutto sommato usuale per chi viaggia con i mezzi pubblici di Roma.

«Non sono riuscito a far finta di nulla» scrive allora Giuseppe giustificando l’apposizione del messaggio, dei fiori e della lettera. «È pericolosissimo non reagire alla dilagante indifferenza per la propria e altrui indifferenza». Ed ecco perché Giuseppe ha voluto lasciare un segno, una preghiera, un ricordo di quanto accaduto che ha sconvolto la vita di chi amava Adji e turbato chi quella stazione la frequenta quotidianamente. «Solo la luce di un Amore gratuito e sempre presente può illuminare le tenebre che attraversiamo ogni giorno».

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