Le Foche dice che l’epidemia sarà domabile a marzo-aprile
Ecco quali sono le condizioni affinché ciò avvenga
12/10/2020 di Redazione
Ci sono delle condizioni ben precise che portano l’immunologo dell’università La Sapienza, Francesco Le Foche, a dichiarare al Corriere della Sera che l’epidemia di coronavirus sarà domabile, in Italia, entro marzo-aprile 2021. Una voce di speranza, in mezzo a tante altre che, invece, prevedono che tutto tornerà a una parvenza di normalità soltanto alla fine del prossimo anno, il 2021, quando ci sarà una diffusione – o almeno è quello che ci si augura – più estesa di un vaccino che, al momento, ancora non c’è.
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Le Foche e il coronavirus che si può domare a marzo/aprile
Per questo stupisce l’ottimismo di Francesco Le Foche, che tuttavia sottolinea: «Ci sono le premesse per essere fiduciosi: la carica virale dell’epidemia sembra essere più bassa, mentre le mascherine stanno continuando a giocare un ruolo fondamentale. Sempre più gente viene dimessa dai reparti in buona salute. Ma questo non significa che il virus sia mutato: è sempre lo stesso, cambia solo la carica virale con cui aggredisce le persone».
Dunque sono tre i principi su cui Le Foche si basa per dichiarare il coronavirus domabile in Italia a marzo-aprile 2021. Il primo, appunto, è la carica virale; il secondo è la diffusione capillare delle mascherine; la terza è la pressione diminuita nei reparti ospedalieri.
Una indicazione molto importante è quella che l’immunologo sta dando a proposito della ricerca sui vaccini. Da questo punto di vista Le Foche si è detto molto fiducioso: «La battaglia verrà vinta dalla scienza che produrrà vaccini e farmaci. Quindi dobbiamo resistere altri 5-6 mesi e attrezzare gli ospedali meglio di quanto non sia stato fatto in questi giorni». Secondo l’immunologo, sono 4 i vaccini che sono sulla buona strada per essere somministrati in inverno, se non prima. Poi, sarà la volta delle cure con gli anticorpi monoclonali, rispetto alle quali si è detto molto fiducioso. Nel frattempo, però, sottolinea come la regola aurea sia sempre quella della mascherina, da indossare sempre.