Le differenze tra i casi Meta-SIAE e Twitter-NMPA

Si parla sempre di diritti d'autore legati al mondo della musica e la relativa condivisione di quelle opere sulle piattaforme social. Ma le storie sono diverse

21/06/2023 di Enzo Boldi

La storia della causa intentata dalla NMPA (National Publishers Music Association) contro Twitter ha riportato alla mente il lungo braccio di ferro dei mesi scorsi tra la SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) e Meta per quel che riguarda l’equo compenso legato alla licenza delle opere musicali protette da diritto d’autore e gestite dalla società nostrana. Due casi che appaiono molto simili, ma che hanno genesi molto differenti tra loro.

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Nel caso SIAE-Meta, si è arrivati a un accordo transitorio per far tornare il catalogo musicale “gestito” dalla Società Italiana Autori ed Editori sulle piattaforme social Facebook e Instagram. Perché dopo il mancato accordo iniziale (con SIAE che chiedeva un aggiornamento, al rialzo, delle condizioni economiche del patto), Meta decise di rimuovere tutti i brani “italiani” dal suo catalogo, arrecando danni anche a ritroso: con la rimozione di quella musica, tutti i contenuti dei creator che utilizzavano quelle “note e parole” come sottofondo dei propri reels, hanno visto i propri contenuti privi di qualsiasi audio. Poi si è arrivati a un accordo a tempo, in attesa di ridiscutere le condizioni economiche.

NMPA contro Twitter, le analogie col caso Meta-SIAE

La vicenda di NMPA contro Twitter, invece, ha dei contorni differenti. Fin dall’origine: Twitter è nata come una piattaforma social testuale, quindi non prevedeva la condivisione di foto, video e musica. Con il passare del tempo, ancor prima dell’avvento di Elon Musk, il paradigma è cambiato: nuove funzioni e contenuti multimediali pubblicabili sulla piattaforma. E lì, dunque, si è iniziato a comprendere come Twitter violasse pedissequamente il diritto d’autore. E, infatti, le trattative erano iniziate alla fine del 2021, ma sono andate per le lunghe. Fino a quanto Elon Musk ha deciso di non andare avanti facendosi scudo dietro il Digital Millennium Copyright Act che impone ai social di rimuovere quei contenuti.

Tutto in linea? No, perché la National Music Publishers Association americana ha contestato la piattaforma: sì, rimuove quei contenuti, ma ci mette tanto tempo. Troppo. E, come noto, i video (oggetto principale del contendere) sono quelli che generano maggiore monetizzazione. Dunque, occorre un accordo per la concessione in licenza dei diritti d’autore. Si era parlato di una bozza di accordo da 100 milioni di dollari all’anno, ma tutto si è fermato.

Le differenze

E la differenza è sostanziale. Perché se gli attriti SIAE-Meta sono nati per via della discussioni su nuovi vincoli commerciali ed economici in fase di rinnovo di un accordo già esistente (proprio per la natura stessa delle sue piattaforme social, Facebook e Instagram), Twitter non ha mai sancito alcun accordo con i detentori del diritto d’autore delle opere. La natura, inizialmente solamente testuale, della piattaforma non aveva mai posto in essere quella problematica. Ma l’evoluzione non ha fatto altro che rendere necessario un intervento che non è mai arrivato a compimento. Soprattutto alla luce del nuovo “abbonamento” Twitter Blue che consente agli iscritti di poter pubblicare video fino a 120 minuti. E, buona parte di quei filmati, contengono anche brani in sottofondo, utilizzati senza licenza. Le differenze, dunque, sono palesi: tra Meta e SIAE si è parlato di rinnovo, tra NMPA e Twitter si dovrebbe partire da zero.

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