Storie della Resistenza. Laura Boldrini: «Jole Mancini ci fa capire che la democrazia non ci è stata regalata»
25/04/2019 di Redazione
L’immagine della Resistenza che ci regala Laura Boldrini è legata a Jole Mancini. Ecco la sua storia nel ricordo che l’ex presidente della Camera ha voluto consegnare a Giornalettismo.
Laura Boldrini e la Resistenza nel nome di Jole Mancini
La Resistenza ha per me il volto di Jole Mancini, una staffetta partigiana che, nel periodo a ridosso della Liberazione comunicava con il gruppo romano guidato da Calamandrei. Suo marito venne arrestato, poi toccò a lei. Venne interrogata e torturata da Erich Priebke in persona, poi trasferita nel carcere di via Tasso.
Nella vicenda di Jole Mancini, questo snodo è centrale. Tutte le persone che partivano dal carcere di via Tasso, sono state poi trucidate a La Storta. La donna partì da lì, con i tedeschi in fuga e pronti a uccidere tutti i prigionieri. Ma il camion della Gestapo a cui era stata assegnata, insieme ai suoi compagni di prigionia, non partì mai per un guasto al mezzo. Lei, le donne e gli uomini del suo camion si salvarono per una imponderabile coincidenza.
L’ho sempre avvertita molto vicina. Per tutta la durata della mia presidenza, quando organizzavo – ogni prima domenica del mese – l’iniziativa Montecitorio a porte aperte, Jole Mancini è stata presente. A un certo punto, visto che la sua partecipazione era diventata una sorta di costante dell’appuntamento con Montecitorio a porte aperte, le ho chiesto di raccontare le sue esperienze alle persone che erano coinvolte nell’iniziativa. In questo modo, anche attraverso le sue preziose testimonianze, mi ha aiutato a rendere aperta l’istituzione ai cittadini e a far capire che la nostra democrazia non ci è stata regalata, ma che la dobbiamo a tanti uomini e donne che hanno lottato per ottenerla.