Lampedusa, tra i dodici corpi in fondo al mare anche una madre abbracciata al neonato
16/10/2019 di Gaia Mellone
«Ci abbiamo creduto fino alla fine» dichiara il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella, che coordina le indagini sul naufragio avvenuto il 7 ottobre a poche miglia dalle coste di Lampedusa. Un barchino che trasportava migranti è affondato: sono 13 le salme recuperate la i sommozzatori hanno individuato il relitto a 60 metri di profondità.
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Sono dodici i corpi individuati vicino al relitto del barchino: dodici morti che si aggiungono alle tredici salme già recuperate. All’alba del 7 ottobre il barchino aveva lanciato una richiesta di soccorso. Vedendo arrivare le motovedette della Guardia Costiera, alcuni migranti hanno cominciato ad agitarsi, portando il barchino, che già stava imbarcando acqua, a ribaltarsi. La Guardia Costiera fin dal primo momento non ha rinunciato a cercare i corpi dei dispersi. «La Guardia costiera ci ha creduto e non ha mai mollato – ha aggiunto il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella – Il barchino è stato individuato grazie a un sonar a quelle profondità i sommozzatori possono stare davvero pochi minuti». Come emerso dalle riprese effettuate dal robot sottomarino a comando remoto di cui dispone la Guardia Costiera, tra quei corpi finiti sul fondo del mare e ora in condizioni pietose c’è anche quello di una donna: una giovane madre che stringe a sé il figlio neonato. Già da oggi i sommozzatori guidati dal comandante Ranieri saranno al lavoro per accelerare i tempi di recupero dei corpi
(Credits immagine di copertina:ANSA/PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO)