Lampedusa, tra i dodici corpi in fondo al mare anche una madre abbracciata al neonato

«Ci abbiamo creduto fino alla fine» dichiara il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella, che coordina le indagini sul naufragio avvenuto il 7 ottobre a poche miglia dalle coste di Lampedusa. Un barchino che trasportava migranti è affondato: sono 13 le salme recuperate la i sommozzatori hanno individuato il relitto a 60 metri di profondità.

Lampedusa, tra i dodici corpi in fondo al mare anche una madre abbracciata al neonato

LEGGI ANCHE> La vergogna social contro le vittime del naufragio di Lampedusa: «Chi per sti mari va, sti pesci piglia»

Sono dodici i corpi individuati vicino al relitto del barchino: dodici morti che si aggiungono alle tredici salme già recuperate. All’alba del 7 ottobre il barchino aveva lanciato una richiesta di soccorso. Vedendo arrivare le motovedette della Guardia Costiera, alcuni migranti hanno cominciato ad agitarsi, portando il barchino, che già stava imbarcando acqua, a ribaltarsi. La Guardia Costiera fin dal primo momento non ha rinunciato a cercare i corpi dei dispersi. «La Guardia costiera ci ha creduto e non ha mai mollato – ha aggiunto il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella –  Il barchino è stato individuato grazie a un sonar a quelle profondità i sommozzatori possono stare davvero pochi minuti». Come emerso dalle riprese effettuate dal robot sottomarino a comando remoto di cui dispone la Guardia Costiera, tra quei corpi finiti sul fondo del mare e ora in condizioni pietose c’è anche quello di una donna: una giovane madre che stringe a sé il figlio neonato. Già da oggi i sommozzatori guidati dal comandante Ranieri saranno al lavoro per accelerare i tempi di recupero dei corpi

 

(Credits immagine di copertina:ANSA/PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO)

Share this article
TAGS