La Juventus taglia gli stipendi ai calciatori fino a giugno e risparmia 90 milioni

Ancora una volta è la Juventus a fare scuola. Nel bel mezzo dell’emergenza coronavirus, in un sistema calcio messo duramente alla prova dalla sospensione del calendario (con tanto di diritti televisivi da percepire, introiti che calano, merchandising ridotto all’osso, quotazioni in borsa (per chi vi è approdato) al ribasso, la Juventus taglia stipendi calciatori dal mese di marzo fino al mese di giugno. Il suo risparmio, visto il monte ingaggi dei suoi tesserati, arriva a sfiorare i 90 milioni di euro: una boccata d’ossigeno per i bilanci in un momento particolarmente difficile.

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Juventus taglia stipendi dei calciatori fino a giugno 2020

Non sembrano esserci rimostranze all’interno della società, dal momento che la Juventus ha annunciato sul proprio sito internet che le parti (dirigenza e calciatori) si incontreranno singolarmente «in buona fede eventuali integrazioni dei compensi sulla base della ripresa e della effettiva conclusione delle stesse». Insomma, trattative ad personam destinate ad appianare eventuali divergenze sulla misura da adottare.

La corsa in avanti della Juventus rischia di condizionare il comportamento di tutte le altre squadre italiane di Serie A. Già nei giorni scorsi si era parlato della possibilità di tagliare i compensi dei tesserati, in virtù del particolare momento del calcio italiano, con le partite ferme e con gli allenamenti sospesi almeno fino alla fine dell’emergenza. La questione, tuttavia, non era particolarmente piaciuta all’associazione dei calciatori, il sindacato presieduto da Damiano Tommasi. I presidenti vorrebbero effettivamente ridurre le cifre milionarie percepite dai calciatori e dagli allenatori, ma devono scontrarsi con le esigenze di questi ultimi.

Juventus taglia stipendi, la fuga in avanti rispetto al resto della Serie A

Il precedente della Juventus, che anticipa una soluzione a livello federale che avrebbe potuto garantire una sorta di omogeneità di comportamento in modo tale da condizionare allo stesso modo i bilanci delle società, rischia a questo punto di creare una sorta di sfida nella sfida, con le altre società che cercheranno di imitare i suoi comportamenti a prescindere dalla volontà dei calciatori. Non è detto che il taglio applicato sia lo stesso per tutti. E questa formula potrebbe contribuire a creare una nuova, inedita disparità di gestione societaria creando vantaggi e svantaggi quando, prima o poi, si dovrà riprendere e ci si dovrà fare i conti in tasca.

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