Juncker bacchetta Rocco Casalino: «L’Italia smetta di comunicare così»

L’irritazione è visibile. Ancor prima di iniziare il vertice di Bruxelles sui migranti con gli altri Paesi dell’Unione Europea, la stampa conosceva già i contenuti della proposta italiana. Prima ancora che i famosi dieci punti arrivassero sul tavolo dei capi di Stato. Insomma, Repubblica e gli altri giornali avevano già battuto la notizia, mentre Angela Merkel, Jean Claude Juncker, Emmanuel Macron, Pedro Sanchez e gli altri si guardavano intorno stupiti.

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Juncker attacca Casalino: «Smettetela di comunicare così»

Da qui l’attacco (senza precedenti) di Jean Claude Juncker, padrone di casa e numero uno della Commissione Europea, allo staff della comunicazione di Palazzo Chigi e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Non nomina mai esplicitamente Rocco Casalino, vulcanico portavoce, ormai protagonista di tutti i vertici internazionali. Ma la frecciata è rivolta proprio a lui: «L’Italia deve smetterla di comunicare in questo modo – ha detto Juncker – mentre noi siamo solo all’inizio delle discussioni».

L’idea di fondo dello staff guidato dal capo della comunicazione del Movimento 5 Stelle era questa: dettare la linea, attraverso la diffusione a mezzo stampa delle proposte dell’Italia, in modo tale da rendere il nostro Paese – almeno nelle idee dell’opinione pubblica – protagonsita indiscusso del tavolo. Insomma, secondo Rocco Casalino, questa mossa sarebbe servita a fare di Giuseppe Conte l’uomo che avrebbe distribuito le carte al colloquio tra i potenti.

Juncker attacca Casalino, l’errore nella nota stampa

Nulla di più sbagliato invece. Tante delle proposte italiane erano già presenti al tavolo – come ha ricordato il primo ministro greco Alexis Tsipras -, mentre quelle originali presentate da Palazzo Chigi sono state bollate come impraticabili. E anche i toni di Giuseppe Conte al vertice sarebbero stati molto più composti rispetto alla linea aggressiva presentata alla stampa.

Tanto più che la nota distribuita da Rocco Casalino e dal suo staff conteneva anche delle inesattezze. Come, ad esempio, la proposta di creare altri centri d’accoglienza sul territorio italiano (un lapsus che va decisamente in controtendenza rispetto alla linea governativa). Insomma, una prova muscolare decisamente improvvisata, subito saltata all’occhio. E immediatamente censurata. Lo staff di Palazzo Chigi deve imparare ancora la grammatica degli incontri istituzionali in campo internazionale.

(FOTO: ANSA/LUIGI MISTRULLI)

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