Anche l’afromaericano John Neville ha ripetuto «I can’t breathe» 26 volte prima di morire | VIDEO

Il video in questione è stato diffuso il 4 agosto ma risale al 2 dicembre 2019. Il protagonista è John Neville, incarcerato per aggressione ai danni di una donna, due giorni prima della sua morte – avvenuta il 4 dicembre -. Per quanto si vede cinque agenti penitenziari e un’infermiera sono ora accusati di omicidio colposo. Proprio come ha fatto George Floyd, anche John Neville ha gridato «Non respiro» per ben 26 volte nel video integrale dell’intervento ripreso dalle telecamere poste addosso agli agenti.

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Il video di John Neville, morto il 4 dicembre 2019


Nel video vediamo l’intervento della polizia penitenziaria e dell’infermiera, una scena simile a quella che ha documentato la causa della morte di George Floyd. Ci sono tre o quattro agenti che tengono il detenuto a terra, immobilizzato sul pavimento della sua cella in un carcere del North Carolina, nella contea di Forsyth. Nel video si vede l’uomo schiacciato a terra e visibilmente scosso, col sudore che gli bagna il volto e il collo. Domanda di essere liberato ma gli agenti e l’infermiera procedono con le manovre previste dal rigido protocollo, con l’infermiera che parla di misurargli la pressione mentre gli altri continuano a tenerlo immobilizzato.

Stretto fino a che non perde i sensi

Nel seguito del video si vede il detenuto bendato con un cappuccio bianco e spostato in sedia a rotelle in un’altra stanza, mentre ancora cerca di liberarsi. I poliziotti lo stringono ancora fino a fargli perdere i sensi, con lui che prima dice più e più volte la famosa frase: «I can’t breathe». Infine si vedono gli uomini in divisa che vanno via dalla stanza chiudendo la porta. Due giorni dopo queste immagini, il 4 dicembre, John Neville è morto. Il referto medico ha stabilito che la causa del decesso è stata la lezione cerebrale dovuta al mancato afflusso di ossigeno. I cinque responsabili dell’accaduto che si vedono nel video sono stati arrestati con accusa di omicidio colposo mentre amici e familiari della vittima si sono dati appuntamento per una veglia.

 

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