La storia di John Chau, il missionario ucciso a colpi di frecce da una tribù
22/11/2018 di Gaia Mellone
È stato ucciso mentre gridava «Mi chiamo John, io vi amo e Gesù vi ama». Lui era John Chau, il missionario che voleva evangelizzare una delle tribù più antiche e ostili del pianeta: i Sentinelesi.
John Chau, 27 anni e il sogno di diffondere la voce di Gesù
John Chau aveva 27 anni ed era originario dell’Alabama. Si era laureato presso l’università evangelica fondata da Oral Roberts, e aveva passato molti anni avventurandosi in luoghi impervi a scopi benefici e di volontariato. Per esempio era stato nel Kurdistan, dove aveva insegnato ai bambini a giocare a calcio. Parlando con un sacerdote aveva detto che «Gesù ci ha dato la forza di addentrarci anche nelle zone più impenetrabili della Terra», e lui voleva riuscire a far arrivare la parola di Gesù anche sullìisola di North Sentinel, soprannominata “l’isola assassina del Golfo del Bengala”.
L’isola assassina abitata dai Sentinel
L’isola di North Sentinel fa parte del Golfo del Bengala, ed è abitata da una comunità che si stima conti dalle 40 alle 50 persone. Sono i Sentinelesi, una tribù dell’era della pietra che risiede nell’isola da circa 55 mila anni. Mentre le tribù delle isole circostanti, raggruppate tra gli Andamanesi, si sono aperte dal loro isolamento, i Sentinelesi sono notoriamente ostili e attaccano chiunque si avvicini alle loro coste. Infatti è vietato per legge avvicinarsi. Un divieto stabilito dal governo indiano per proteggere la tribù che, per via dell’isolamento, non ha mai sviluppato un sistema immunitario in grado di rispondere anche al più comune dei nostri raffreddori. La piccola comunità si è sempre mostrata molto restia ai contatti: nel 2004 scagliarono una pioggia di frecce contro un aeroplano della Marina che stava sorvolando la zona, impedendogli di atterrare e nel 2006 uccisero due pescatori che avevano cercato rifugio sull’isola durante la tempesta. Eppure sembra che John Chau fosse riuscito a entrare in contatto con alcuni dei capi tribù, fino a quando le sue visite no n sono diventate indesiderate.
Il primo avvertimento
Il giorno prima di morire, John aveva fatto un viaggio verso l’isola, pagando dei pescatori perché lo accompagnassero nonostante il divieto. Sceso dall’imbarcazione si era incamminato verso la spiaggia, quando alcuni indigeni gli hanno lanciato delle frecce. Una di queste lo ha sfiorato ma non ferito: si era conficcata nel libro che John portava con sé, la Bibbia. Per lui era stato un segno del destino. Risalito sull’imbarcazione, aveva annotato quanto successo sul suo diario di viaggio, che ha affidato il giorno successivo al pescatore. Stando a quanto dichiarato da una fonte che ha accesso agli scritti e che ha rilasciato dichiarazioni al The News Minute, il missionario aveva scritto di star portando con sé dei doni per la tribù, tra cui delle forbici, delle spille, del pesce e un pallone da calcio. Leggendo le sue righe emerge un Jhon confuso dai messaggi contrastanti della tribù Sentinel: «Sono stato cosi educato e gentile con loro, perché sono così arrabbiati ed aggressivi?» scriveva. Ma era anche consapevole del rischio che stava correndo. In una lettera lasciate alla famiglia scriveva : «Potete credere che io sia pazzo, ma penso che valga la pena di annunciare Gesù a questa gente. Non vedo l’ora di incontrarli attorno al trono di Dio venerandolo nella loro lingua come scrive l’Apocalisse 7:9-10». La sua missione, ribadiva, era «portare il regno di Gesù sull’isola…non accusate i nativi se verrò ucciso». Un messaggio di pace che è stato ribadito anche dalla famiglia con un post sul profilo Instagram del ragazzo. ««Amava Dio, aiutare chi aveva bisogno e non aveva altro che amore per il popolo senitlenese» si legge nel messaggio su Instagram «noi perdoniamo chiunque sia responsabile della sua morte».
L’ultimo fatale incontro
Il 15 novembre, il ragazzo aveva deciso di continuare la sua missione evangelica. Secondo quanto raccontato dai pescatori che lo avevano accompagnato, ma che si erano fermati lontani dalla costa per sicurezza, John è stato immediatamente accolto da una pioggia di frecce scagliate contro di lui dai nativi. Nonostante questo ha continuato a camminare verso di loro. Una volta catturato, gli è stata legata una corda al collo, ed è stato trascinato via dalla spiaggia. I pescatori erano terrorizzati, ma sono tornati la mattina seguente, intravedendo il corpo senza vita del ragazzo proprio sulla stessa sulla spiaggia. I sette pescatori sono ancora sotto custodia delle autorità locali. Il capo della polizia locale Dependra Pathak ha dichiarato alla CNN che recuperare il corpo non sarà affatto semplice: «Dobbiamo fare in modo di non disturbare la popolazione e il suo habitat. Si tratta di un’area estremamente sensibile e ci vorrà del tempo».
(Credits immagine di copertina: profilo instagram di John Chau)