L’appiglio della multinazionale Jabil per licenziare 190 operai a Marcianise nonostante il decreto rilancio

Da lunedì 25 maggio la Jabil, multinazionale americana dell’elettronica, procederà al licenziamento di 190 dipendenti dello stabilimento di Marcianise, in provincia di Caserta. È quanto si legge in un comunicato emesso dalla stessa azienda al termine della riunione tenuta in video-conferenza con i sindacati. Negli ultimi giorni, una trentina di dipendenti ha accettato in extremis di passare ad altre realtà produttive, mentre dall’inizio della vertenza, iniziata 11 mesi fa, sono stati 160 gli addetti che hanno accettato di andarsene optando per uno dei due strumenti messi a disposizione in alternativa al licenziamento, la ricollocazione in altre aziende o l’esodo incentivato. Nel giugno del 2019, la Jabil aveva annunciato 350 esuberi su un totale di 700 dipendenti a Marcianise: contava di convincere buona parte dei lavoratori ad accettare l’esodo o la ricollocazione, ma il tempo ormai è scaduto. Ecco perché l’azienda afferma di poter licenziare norme alla mano: i decreti parlano di ‘procedure pendenti avviate successivamente al 23 febbraio 2020’, mentre – come detto – le procedure nello stabilimento di Marcianise sono iniziate nello scorso giugno.

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La nota dell’azienda

L’azienda ha pubblicato una nota: «Da diversi anni a questa parte il sito Jabil di Marcianise si è dovuto confrontare con un contesto economico sfidante, volumi in calo e risorse sotto-utilizzate. Per affrontare la situazione, Jabil ha lavorato con le organizzazioni sindacali e con gli stakeholder, sia locali sia nazionali, a un programma di outplacement volontario per offrire ai dipendenti un’opportunità di reimpiego in altre imprese locali, interessate ad assumere i dipendenti di Jabil. Queste aziende, che hanno partecipato al programma di reimpiego, hanno fatto richiesta di un numero di lavoratori maggiore rispetto ai dipendenti di Jabil in esubero. Jabil ha reso inoltre disponibili significative risorse economiche sia per i dipendenti, come incentivi all’esodo, sia per le aziende che assumeranno i dipendenti di Jabil, a supporto dei loro business plan. Tutto ciò è stato fatto con l’intento di agevolare il più possibile il processo di ristrutturazione e favorire un esito positivo per tutti. Nonostante questi sforzi e il continuo impegno di Jabil, ad oggi si registra purtroppo un risultato deludente sulle adesioni al reimpiego, nonostante le numerose proposte ricevute, che non ci consente di risolvere il problema».

I sindacati in sciopero: «Licenziamento illegale durante pandemia»

I sindacati dei metalmeccanici hanno proclamato otto ore di sciopero, in risposta alla decisione dei vertici della multinazionale americana di procedere al licenziamento collettivo di 190 dipendenti da lunedì 25 maggio, quando scadrà la cassa integrazione di nove settimane ottenuta per l’emergenza coronavirus. L’azienda ha ribadito infatti la volontà di non chiedere la proroga della cassa integrazione come previsto dal Decreto Rilancio per la pandemia, e di andare avanti sulla strada degli esuberi. Infatti, secondo quanto stabilito dal Governo, è statà prorogata fino a metà agosto la moratoria sui ‘licenziamenti per giustificato motivo oggettivo’ prevista dal Decreto dello scorso marzo. «La decisione della Jabil è inaccettabile anche perché è stata presa in dispregio delle norme nazionali che sospendono i licenziamenti in questo periodo di pandemia, dando la possibilità a costo zero di rinnovare la cassa integrazione già ottenuta», spiega il segretario della Fiom-Cgil di Caserta Francesco Percuoco. «Questa scelta aziendale è avventata e sbagliata, e danneggia i lavoratori. La Jabil non può non tener conto delle leggi italiane. Mi appello ai politici e alla Regione perché intervengano a difesa del lavoro di centinaia di persone», dice Mauro Musella, lavoratore e delegato della Uilm.

[CREDIT PHOTO: FACEBOOK/JABIL MARCIANISE]

 

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