«Oltre la campagna elettorale, oltre il piedistallo dell’algoritmo»: Fondazione Carolina sul patentino social

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Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina, fa riferimento non solo alla proposta elettorale di Mauro Grimoldi ma allo stato delle istituzioni e della politica quando si tratta di educazione digitale

La fondamentale importanza dell’educazione digitale è entrata a gamba tesa nella campagna elettorale lombarda e – di conseguenza – nei discorsi dell’opinione pubblica. La proposta di un patentino social che il candidato Mauro Grimoldi ha argomentato e spiegato meglio – rispetto a quanto fatto sui giornali nei giorni precedenti – ai microfoni di Giornalettismo evidenzia la necessità di puntare sull’educazione dei più piccoli prima che si creino un’identità digitale. Della questione abbiamo discusso con Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina (fondazione nata in memoria di Carolina Picchio, prima vittima ufficiale di cyberbullismo alla quale è stata dedicata anche la prima legge in Europa sul cyberbullismo approvata all’unanimità il 17 maggio 2017).



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«Ad oggi, sul piano istituzionale non abbiamo un serio piano di prevenzione»

«Partiamo dal presupposto che, a oggi, nel panorama istituzionale, non esiste un piano serio di prevenzione che possa poggiare sul raccordo tra diversi soggetti, valutare i programmi più efficaci tra quelli già in essere nelle scuole e mettere a sistema le best practices – afferma Zoppi ai microfoni di Giornalettismo, sottolineando come ci sia una mancanza di coordinamento tra le diverse realtà istituzionali coinvolte rispetto a questa tematica -. Dopo il fallimento dell’educazione civica, tutto ciò che può concorrere ad individuare soluzioni efficaci è benvenuto, purché si esca dal solito approccio verticale per adottare strategie partecipate».



«Noi, come Fondazione Carolina, purtroppo su questa partita ci siamo dall’inizio, quando le parole di Carolina Picchio, prima vittima in Italia di bullismo in Rete, hanno chiarito definitivamente la portata di un rapporto distorto tra minori e web. Ma non basta, perché queste dinamiche non possono essere trattate a latere rispetto ad una visione più ampia di tutto quello che è disagio giovanile, dalle dipendenze al distorto vissuto della affettività e della sessualità, fino a quella povertà emotiva che impedisce loro di sentire l’altro e di percepire il dolore che alcune condotte possono determinare», conclude il presidente dell’associazione, ponendo l’accento sulla fondamentale importanza di un approccio a tutto tondo.

Oltre la campagna elettorale, oltre «la logica dei comportamenti stagni»

Ivano Zoppi ha evidenziato come, a livello politico, la tematica dell’educazione digitale sia una buona opportunità in campagna elettorale ma che – dopo questo – occorre andare oltre: «Questa proposta a molti può arrivare come uno slogan elettorale, ma come ha spiegato lo stesso Dott. Grimoldi, non può che essere la copertina di un libro ancora tutto da scrivere – puntualizza il presidente di Fondazione Carolina -. Qualsiasi misura o percorso strutturato deve uscire dalla logica dei compartimenti stagni. I rischi per i nostri ragazzi, ormai iperconnessi già dalle scuole primarie, non sono solo i social».



Il tiro deve essere ampliato: «Adescamento, gioco d’azzardo, challenge estreme e contenuti illegali viaggiano sulle App, nel Deep web e sui normali browser che usiamo quotidianamente. È poi fondamentale che ciascun percorso formativo superi il vecchio modello che scinde la dimensione digitale da quella reale. Due lati della stessa medaglia, i cui confini sono sempre più labili, anche in relazione al rapporto causa-effetto tra bullismo e cyberbullismo. Se prima dal dissing si poteva arrivare alle mani, oggi molti ragazzi si scontrano al fine di riprendersi e aumentare i follower».

Patentino social ai genitori prima che ai figli

Al di là del patentino social, «molto dipende da noi adulti e a quanto ci vogliamo mettere in discussione. Il concetto stesso di “limite”, quando i nostri figli hanno in mano strumenti come smartphone e tablet, rischia di perdere di significato. O meglio, ne andrebbero trovati altri. Quei limiti “imposti” dell’empatia, dal rispetto, dal buonsenso. Elementi spesso sono sconosciuti al mondo adulto, che ha spesso di rappresentare un punto di riferimento per le nuove generazioni, abdicando buona parte della propria funzione negativa al web e ai motori di ricerca. Se proprio vogliamo introdurre il patentino, comincerei proprio dai genitori, i grandi assenti in questo dibattito vitale per il nostro futuro».

«Bisogna ragionare a lungo termine, garantendo una continuità educativa indispensabile»

«Fatta salva la bontà di interessarsi alla tutela dei minori, siamo sempre in differita – conclude Zoppi in riferimento, al di là del caso specifico, alla politica in generale -. Pensiamo al cerotto e non ci curiamo della febbre che sale. Ci sono sempre più ragazzi che vengono condannati per reati gravissimi, con l’aggravante dell’uso del mezzo tecnologico. Bisogna ragionare a lungo termine, garantendo quella continuità educativa indispensabile come e più di qualsiasi attività informativa o di sensibilizzazione».

«Se mi volto indietro, come pedagogista prima ancora che Segretario generale, dopo quasi 20 anni di azione educativa, offline come online, credo che tutti gli addetti ai lavori dovrebbero spingere per aprire gli Stati generali dell’Educazione Digitale. Un tavolo programmatico che Fondazione Carolina e Pepita Onlus hanno invocato a livello Governativo, ma che può e deve essere replicato anche su scala regionale. Noi siamo pronti, anche a coinvolgere le grandi media company con le quali collaboriamo ogni giorno. Anche loro, da TikTok a Meta, si stanno convincendo che l’unico modo per cambiare le cose è scendere dal piedistallo dell’algoritmo e guardare il mondo, anche quello dei social, con gli occhi dei ragazzi».