Il contributo di ItaliaOnline alla storia di internet in Italia | RAM – La Rete a Memoria

L'intervista a Marcella Logli, che ha contribuito a far nascere un progetto che, dopo 30 anni, rappresenta ancora un punto di riferimento del settore

07/09/2022 di Gianmichele Laino

Ancora una volta, RAM ci permette di ripercorrere le tappe che hanno portato a fare la storia di internet in Italia. Il progetto di ItaliaOnline, che all’inizio degli anni Novanta era una start-up e che oggi rappresenta una realtà consolidata, rappresenta sicuramente una delle pietre miliari dello sviluppo tecnologico e digitale del nostro Paese. Non fosse altro perché proprio attraverso ItaliaOnline internet ha iniziato a entrare nelle case degli italiani e nelle principali aziende che, a quell’altezza cronologica, avevano una particolare attenzione all’innovazione e allo sviluppo. Marcella Logli, che è stata responsabile commerciale e marketing del progetto, ci ha spiegato cosa significava far parte della realtà che ha contribuito a mettere in piedi il primo Internet Service Provider italiano. In un momento in cui, per gran parte dei cittadini, internet era ancora un oggetto sconosciuto.

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Com’è nato ItaliaOnline

«Approdo in ItaliaOnline dopo un’esperienza di sei anni circa alla Apple Computer – ci spiega Marcella Logli, manager milanese che ha giocato un ruolo fondamentale e pionieristico nel progetto -. Siamo agli inizi degli anni Novanta. Colgo con molto piacere l’invito di Olivetti Telemedia, gruppo diretto da Elserino Piol, a partecipare a questo progetto di start-up. Si trattava di un Internet Service Provider che rappresentava un’avventura. Avevo la consapevolezza piena che internet sarebbe stato il place-to-be. Vado a lavorare in via Lorenteggio, dove c’erano proprio i primi server e i primi agglomerati hardware che permettevano di fare questa internet, che era ancora un qualcosa che non si conosceva fino in fondo. ItaliaOnline aveva l’ambizione di diventare un servizio verso l’utenza finale, ma anche verso le aziende, che fornisse l’accesso e i contenuti su internet».

Il clima che si respirava nella Milano degli anni Novanta era quello di un grande attivismo. Gli uffici della Olivetti, in particolar modo, facevano da traino a una realtà che – per un certo periodo di tempo – sembrava aver assunto i connotati di una sorta di Silicon Valley italiana. C’era innovazione e c’era creatività: l’approccio del genio italiano alla novità dell’epoca, rappresentata proprio da internet.

«La start-up – spiega Marcella Logli – era composta da me, che avevo la responsabilità commerciale e marketing, da chi si occupava della parte più tecnologica e di chi si occupava della parte editoriale. L’esigenza di quel momento era rendere più disponibile possibile l’accesso a internet. Una delle prime cose che ho fatto, a parte la creazione di un logo di cui vado molto fiera, è stato proprio quello di trasformare un oggetto aleatorio, ovvero l’accesso a internet, in un pacchetto fisico. Questo pacchetto veniva poi venduto attraverso le concessionarie Olivetti. In Italia, si può dire che il primo canale di vendita di internet era proprio rappresentato dalle concessionarie Olivetti. Ed era entusiasmante, per noi, far parte di questa innovazione rivoluzionaria».

Uno dei primi obiettivi di ItaliaOnline era proprio quello di spiegare internet a persone che ancora non comprendevano fino in fondo le sue potenzialità: «La prima comunicazione è avvenuta attraverso i canali di vendita, un b2b. Per raccontare cosa fosse questo servizio, che all’epoca era una cosa molto complicata, ci sarebbero voluti grandi investimenti in pubblicità. Si era un po’ restii nell’investire in un progetto così visionario. Di certo, negli anni di Olivetti, questa comunicazione di massa, quella fatta attraverso la televisione per intenderci, su internet non c’è stata. Il passaggio in questa direzione c’è stato negli anni successivi con Telecom e con un numero maggiore di risorse a disposizione. In una comunicazione di massa, accessibile alla maggior parte delle persone, sicuramente la killer application è stato il concetto di e-mail. Attraverso questo servizio, le persone hanno iniziato a capire cosa fosse internet e quali fossero le sue potenzialità».

Il ruolo di ItaliaOnline nello sviluppo di internet nel nostro Paese

ItaliaOnline riuscì a comprendere un elemento fondamentale, poi, nello sviluppo di internet: la commistione tra servizio e contenuto editoriale: «Il team che lavorava sui contenuti andava di pari passo con il resto del team della start-up. I contenuti erano di carattere generalista: dalla lista dei ristoranti, dei cinema a quella degli uffici dove poter fare determinati documenti – spiega Marcella Logli -. Erano contenuti di base da cui poi sono partiti servizi di newsletter, con una particolare attenzione alla parte culturale. ItaliaOnline aveva una direzione editoriale molto sofisticata, che lavorava sulla scrittura di un certo livello. Con Telecom Italia, con la creazione di Virgilio, ci siamo spostati poi su una directory ancora più larga».

Gli obiettivi di ItaliaOnline sono stati raggiunti: «C’era sicuramente un business plan composto da una parte di servizi b2b e una parte di servizi b2c. I numeri crescevano e quindi si era in linea con il piano. Per quello che riguardava questo piccolo business, che era un infinitesimo rispetto ai volumi di un’azienda come Olivetti, si capiva benissimo che c’era mercato e che gli abbonati, con il corso del tempo, si sarebbero moltiplicati. Tant’è che ItaliaOnline esiste ancora oggi».

Lavorare in quella dimensione, far crescere un progetto rivoluzionario, creare un clima di condivisione e affiatamento intorno a quell’ISP ha sicuramente portato il team di ItaliaOnline ad avere la consapevolezza piena di contribuire alla storia di internet nel nostro Paese: «Ho sicuramente compreso fino in fondo il concetto di start-up, soprattutto in un mondo digitale – conclude Marcella Logli -. ItaliaOnline mi ha permesso di mettere le mani in pasta, di capire che un posto di lavoro si crea e non si occupa. Anche nelle aziende dove poi ho lavorato, si cerca sempre di creare un qualcosa di nuovo e di importante, nonostante le loro realtà siano più consolidate. Il segreto è quello di credere in quello che si fa e di coltivare la competenza, l’intelligenza e il lavoro di team perché le cose non si improvvisano».

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