Sono italiano e vivo a Hong Kong da 26 anni: vi spiego tutti i luoghi comuni sulle proteste e sulla Cina
Hong Kong vista da dentro: l'unico modo per poterla comprendere
04/08/2020 di Marta Colombo
Gian Luca Traverso vive a Hong Kong dal 1994, quando il territorio era ancora una colonia britannica prima del passaggio alla Cina nel 1997. Originariamente di Genova, Traverso è il capo regionale dell’Asia per una famosa casa di moda.
Gli abbiamo chiesto di raccontarci com’è è cambiata la città nel corso degli anni, ma soprattutto di sfatare alcuni miti e stereotipi su Hong Kong e la Cina.
Lei vive a Hong Kong da ormai 26 anni. Cos’è effettivamente cambiato da quando è arrivato?
Cambiamenti ce ne sono sicuramente stati e le persone di Hong Kong sicuramente li vivono molto di più di quello che li può vivere un espatriato. Hong Kong è stata creata artificialmente dagli inglesi come avamposto per produrre business e tutto quello che ruota intorno alla città da dopo la guerra dell’Oppio a oggi è sempre stato concepito per agevolare lo sviluppo economico. E questo è avvenuto, Hong Kong è diventata quella che è diventata grazie a questo approccio. Quando la Cina ha preso possesso della città dopo il ’97, questa cosa non è cambiata, quindi lo spirito principale per il quale è stata creata non è mai cambiato e francamente mi stupirebbe se andasse a cambiare.
La gente vede Hong Kong come un centro cosmopolita e democratico ma la valenza principale di Hong Kong è quella strategica e commerciale. Era uno scoglio, e gli inglesi avevano capito l’importanza di avere un’entità potente e staccata dalla Cina continentale. Questo è il concetto fondamentale che non va mai perso di vista.
Tra l’altro, il fatto che Hong Kong sia ora parte della Cina ha agevolato lo sviluppo del business. Non dimentichiamo che la Cina in questo momento è quella che supporta l’economia di Hong Kong, nonostante i miti, noi dipendiamo in maniera indissolubile dall’economia cinese. Senza turismo cinese, come stiamo vedendo, è un disastro. A livello sociale, chiaramente, c’è un flusso ininterrotto di cinesi che arrivano dal continente che vengono a lavorare, a comprare proprietà e anche ad iscrivere i figli a scuola, perché ora possono permetterselo e questo non piace a tanti Hong Kongers.
Nell’ultimo anno sono succese tantissime cose che lasceranno un certo impatto, non credo troppo permanente. Fra un un po’ all’Europa e all’America non importerà già più niente di Hong Kong, ora stanno solo puntando il dito contro l’uomo nero di turno che è la Cina, che fa comodo a tutti per tanti motivi. Non c’è stato un governatore di spicco che sia riuscito a capire la popolazione e a stimolare una vera e propria coscienza politica. Non è assolutamente facile gestire un’opposizione che va contro un regime totalitario e senza una struttura politica vera e propria.
Tra l’altro, in passato, il governo di Pechino aveva offerto a Hong Kong una sorta di suffragio universale. In questo momento l’elezione del Chief Executive avviene tramite il voto di un gruppo pre eletto di persone. La riforma avrebbe permesso alla popolazione, a tutti, di votare da una lista di candidati approvati. Certo non sarebbe stato un sistema perfetto, ma sicuramente migliore. É impensabile che la Cina, con il potere che ha, lasci la sorte di Hong Kong completamente nelle mani dei cittadini, non succederà mai.
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Qual è il più grande mito sulle proteste e su Hong Kong in in generale?
Non bisogna mai dimenticarsi che Hong Kong era una colonia e per definizione non ha mai avuto la libertà di poter esprimersi sul suo governo. Poi, da che pulpito viene la predica occidentale? Gli americani si permettono di dire che qui mancano le libertà, quando stiamo parlando di una democrazia finta ed effimera: un Paese rubato ai nativi americani, costruito schiavizzando i neri africani e sviluppato con il lavoro degli asiatici a uso e consumo della popolazione bianca. Se c’è un Paese dove ci sono ancora delle differenze razziali enormi sono gli Stati Uniti.
Non c’è una classe politica e dirigente vera e propria, durante la colonizzazione non c’è stato spazio per coltivare la partecipazione politica. Penso che siamo tutti d’accordo nel dire che la maggior parte dei politici di Hong Kong siano semplicemente dei funzionari pubblici e per questo vengono criticati da chi ha aspirazioni diverse.
Qual è il motivo per cui c’è così tanta tensione tra la gente di Hong Kong e i cinesi del continente?
Fondamentalmente, gli Hong Kongers ormai da tempo si rendono conto che non sono gli unici a potersi permettere di vivere in una città come Hong Kong, anzi, paradossalmente solo i cinesi possono permetterselo perchè sono davvero ricchi. Purtroppo, è un concetto terribile da esprimere ma a tante persone di Hong Kong non piacciono i cinesi, c’è razzismo e classismo nei confronti di chi viene dal continente. Chiaramente, le persone di qui, si sono sempre sentite privilegiate perché hanno avuto la fortuna di nascere da questa parte del confine e hanno avuto gli inglesi invece che avere Mao. Hanno sempre guardato dall’alto in basso i cinesi, e alla domanda “di dove sei?”, hanno sempre risposto “cinese di Hong Kong”, anche per identificare la loro razza, anche se in realtà sono entrambi Han. Non riescono ad accettare il fatto di essere associati ai cinesi e di non essere i più ricchi e sviluppati dell’Asia.
Qual è il luogo comune più diffuso sulla Cina?
Il più grosso luogo comune in giro per il mondo e anche ad Hong Kong è che il cittadino medio cinese non sia contento di vivere in Cina. La gente pensa che il cinese medio sia ancora vessato da Mao e non abbia libertà di fare niente. Per carità, la Cina è un regime autoritario che esercita un forte controllo sull’opinione pubblica, è innegabile, ma tantissima gente sta bene ed è a favore del governo. Spesso discuto con degli amici che hanno conoscenze altolocate in Cina che si lamentano, ma io non parlo di miliardari, parlo della gente normale. Quando vado in Cina, vado nei negozi e parlo con i ragazzi che si occupano di distribuzione e altri dipendenti e loro sono contenti. Secondo me c’è tanta ignoranza su questa cosa nel resto del mondo. Negli ultimi anni la vita dei cinesi è cambiata tantissimo. Spesso si teme quello che non si conosce. Certo c’è da dire che la Cina non fa molto per migliorare la sua immagine a livello internazionale, sono un po’ dei bulli.
Cosa ne sarà delle aspirazioni politiche di Hong Kong?
Io credo che i giovani abbiamo il diritto di sognare un mondo migliore, credo che sia un diritto inalienabile di tutti e in particolare dei giovani. Quelli che erano in strada a manifestare sognando la democrazia e la libertà ne hanno il diritto. Il problema sono quelli che li hanno illusi che Hong Kong un giorno potrà essere diversa, ma non è possibile, non ci sarà mai una realtà in cui Hong Kong si governa da sola. Ci sarà sempre più controllo della Cina su Hong Kong ma non dev’essere visto necessariamente come una cosa funesta, solo a livello di assimilazione, non penso che la Cina cambierà completamente Hong Kong. E’ difficile immaginare che la città dovrà seguire la costituzione cinese, non penso che succederà. Non ci sarà un’involuzione a livello politico. Io sono ottimista, ma lo sono sempre.