L’Italia verso misure più stringenti: i pro e i contro
11/03/2020 di Ilaria Roncone
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Nella seconda giornata di lotta serrata al coronavirus, dopo l’entrata in vigore del decreto #iorestoacasa, l’asticella sembra destinata ad alzarsi. Alle richieste dell’opposizione, guidata da Salvini e Meloni, e a quelle della Lombardia si aggiungono anche un’altra parte delle regioni e del PD. L’Italia ve verso una chiusura dei negozi che prevede il consenso di tenere aperto solamente ai servizi essenziali. Il presidente del Consiglio sta quindi valutando cosa fare e chiede i dettagli del provvedimento.
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L’Italia vuole diventare zona rossa
Nonostante il decreto #iorestoacasa impedisca ai cittadini di uscire per motivi altri rispetto a lavoro, salute e reali necessità, i negozi e i locali possono comunque rimanere aperti fino alle 18. Un controsenso a cui l’opposizione, buona parte delle regioni e ormai anche parte del PD vorrebbero far fronte inasprendo le misure con ulteriori chiusure. Già nella giornata di oggi si potrebbe giungere a questa conclusione, che darebbe il potere alle regioni di effettuare ulteriori chiusure. A Fontana, che vorrebbe chiudere la maggior parte dei negozi e degli uffici nella sua Lombardia, Conte ha domandato di «ragionare insieme, purché non si fermino la produzione e i servizi essenziali», ovvero settore alimentare, farmacie, informazione e energia elettrica. Anche il vicesegretario PD Andrea Orlando con altri esponenti di partito e il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini concordano nel prendere questa direzione, con quest’ultimo che vuole chiudere bar e ristoranti nei weekend e i mercati, eccezione fatta per i banchi alimentari.
I pro e i contro delle misure più drastiche
Mentre Conte spera in un voto unanime relativamente allo scostamento di bilancio a Palazzo Chigi quest’oggi, sul piatto ci saranno anche le proposte per rendere zona rossa l’intero paese e lo stanziamento di almeno 15 miliardi, oltre la nomina di un commissario straordinario. Dopo il freno che sembrava aver messo ieri alle misure drastiche, il premier ha fatto sapere ci non aver «escluso affatto la possibilità di adottare misure più restrittive, ove necessarie». Ci sono però una serie di considerazioni ulteriori da fare relativamente al peso dei danni dell’istituzione di una zona rossa totale. Conte vuole tenere conto di tutti gli interessi in gioco, a partire da quelli di Confindustria che si è detta contraria. Anche il parere di Luciana Lamorgese può essere determinante. La ministra dell’Interno ha infatti rivelato di temere rivolte sociali e problemi di ordine pubblico una volta messe in atto misure penalizzanti. Dall’altro lato anche Cgil, Cisl e Uil sono a favore di un rallentamento della produzione, con Zaia che invece pensa che un isolamento fiduciario fatto come si deve sia sufficiente. Da considerare anche la paura del virus che aggredisce al sud, coi presidenti di Calabria, Molise e Basilicata che fanno presente come il sistema sanitario non reggerebbe. Una complessa scacchiera di gioco, in sostanza, in cui mettere d’accordo tutti i pezzi della partita sembra veramente difficile.
(Immagine di copertina dal profilo Facebook di Conte)