Israele ha ammesso di avere colpito una base iraniana in Siria
16/04/2018 di Matteo Garavoglia
Israele ha ammesso di avere colpito nella notte tra l’8 e il 9 aprile la base aerea T-4 di Homs, nella Siria centrale, con l’obiettivo di neutralizzare la produzione iraniana di droni, che ha in quel luogo il suo centro operativo.
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L’attacco rappresenta una novità assoluta e, come ha rivelato l’editorialista del New York Times Thomas Friedman, porta lo scontro tra Israele e Iran a un livello successivo.
L’articolo del NYT, intitolato “La prossima vera guerra in Siria: Iran contro Israele“, riporta le parole di un funzionario militare israeliano: “È la prima volta che abbiamo attaccato obiettivi iraniani dal vivo – sia strutture che persone“. Nell’offensiva sono morti 7 militari di Teheran, incluso il responsabile del comando operativo dei droni, il colonnello Mehdi Dehghan.
Il rischio di una guerra diretta e non più per procura è davvero possibile? A leggere le parole di Friedman, sembrerebbe proprio di sì, anche perché l’azione israeliana è giunta in seguito a una iraniana risalente al febbraio scorso, quando un drone di Teheran partito dalla Siria ha sorvolato lo spazio israeliano prima di essere abbattuto. “Questa è stata la prima volta che abbiamo visto l’Iran compiere un’azione diretta contro di noi – ha commentato un’altra fonte israeliana – e non per procura. Questo apre un nuovo periodo“.
L’Iran ha in Bashar al-Assad un alleato di ferro. E, se il presidente dovesse riuscire a uscire vincitore da una guerra civile (e non solo civile) che interessa la Siria da 7 anni, Teheran arriverebbe di fatto alle porte di Israele.
Da canto suo, il Paese ebraico non può permettersi una situazione del genere e sta facendo di tutto, incluso compiere raid diretti in territorio siriano, per non rimanere strangolato.
(Foto credits: Haaretz)