Iraq: un altro raid USA uccide comandante dell’Unità di mobilitazione popolare, alleata con l’Iran

Aumenta la tensione tra USA, Iraq e Iran. Nella giornata di ieri è giunta al mondo la notizia della morte di Qassem Soleimani, generale iraniano che ha incarnato una figura fondamentale nei precari equilibri in Medio Oriente. All’indomani della notizia che ha scosso il mondo ne arriva un’altra di natura simile. Un comandante delle Forze di Mobilitazione Popolare (in arabo Hashd al Shaabi) è stato ucciso in un nuovo raid aereo ad opera degli Stati Uniti.

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Iraq, ucciso un altro elemento cardine delle forze filo-iraniane a Bagdad

Se ieri è toccato a Qassem Soleimani, oggi sarebbe il turno di Shibl al Zaidi. Capo delle Brigate Imam Ali, l’uomo era parte delle Forze di Mobilitazione Popolare allineate con l’Iran. Fonte della notizia che svela l’identità del comandante è l’emittente iraniana Press Tv. Inizialmente è stata la tv di stato irachena a parlare del raid non specificando l’identità del comandante caduto e parlando solamente di “morti e feriti” in generale, così come avrebbe citato una fonte della polizia locale. Dopo l’attacco che sarebbe costato la vita a Shibl al Zaidi – e che ha anche portato alla morte di suo fratello e di cinque guardie del corpo -, nella zona colpita si sono riunite le forze di mobilitazione popolare irachene, ovvero gruppi di milizie sciite sostenute dall’Iran. Secondo Reuters, come ha riferito un funzionario iracheno che ha rilasciato una dichiarazione, sarebbero morte nell’attacco sei persone e rimaste ferite in maniera grave almeno tre.

Soleimani, lettera dell’Iran all’Onu: “L’assassinio del generale è terrorismo di stato USA”

Intanto in seguito all’uccisione del generale Soleimani continuano le chiare prese di posizione da parte dell’Iran. L’ambasciatore iraniano all’Onu Takht Ravanchi ha inviato una lettera al segretario generale Antonio Guterres e a Dang Dinh Quy, vietnamita presidente di turno del Consiglio di Sicurezza affermando che l’uccisione di Qassem Soleimani altro non è che un “esempio evidente di terrorismo di Stato” da parte degli Stati Uniti. L’atto è stato definito “criminale” e “una grave violazione dei principi di diritto internazionale, compresi quelli stipulati nella Carta delle Nazioni Unite”. L’invito rivolto all’Onu è palese, quindi, considerato che la lettera parla di “responsabilità internazionale degli Usa” per quanto commesso.

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