L’interrogazione parlamentare sull’utilizzo di Kaspersky nella pubblica amministrazione italiana

L'ha depositata il deputato Paolo Romano: richieste di chiarimenti al MISE, al MITD e agli altri ministeri competenti

01/03/2022 di Redazione

Alla Camera ci si interroga su Kaspersky. La motivazione sta nel fatto che Evgenij Kasperskij – il fondatore dell’azienda che si occupa di sicurezza informatica, che è molto popolare nei Paesi occidentali e che, soprattutto, effettua anche delle analisi molto oggettive e approfondite sullo stato della rete nel suo utilizzo multilaterale – sia una ex spia del KGB e che, in ogni caso, la sua azienda sfrutta tecnologie e infrastrutture russe. Per questo motivo, il deputato Paolo Romano – che fa parte del gruppo misto e che si è recentemente iscritto a Europa Verde – ha presentato una interrogazione a Montecitorio che invita diversi ministeri (il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, quello degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, quelli dell’Interno, della Difesa e della Pubblica Amministrazione) a rispondere sul ruolo dell’azienda Kaspersky negli apparati istituzionali del nostro Paese, alla luce dell’attuale situazione geopolitica. 

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Interrogazione su Kaspersky alla Camera dei Deputati

La base di partenza è che diversi enti e istituzioni italiane (agenzie di sicurezza italiane, polizia, carabinieri, ministero dell’Interno, Giustizia, Difesa) utilizzano il software antivirus di Kaspersky nelle proprie attività quotidiane. Sotto la lente d’ingrandimento, poi, ci sarebbe l’utilizzo del software anche da parte di alcune aziende private ritenute strategiche per l’economia e per la sicurezza nazionale. Il timore espresso nell’interrogazione di Paolo Romano – firmata anche da Elisa Siragusa, Devis Dori e Cristian Romaniello – è che i dati di queste istituzioni e di queste aziende possano transitare nei server moscoviti.

L’interrogazione è un fatto politico, dal momento che è stata già depositata e che sicuramente verranno fornite dalle istituzioni competenti le risposte richieste. Come tale, dunque, viene valutata al momento. I deputati di Europa Verde chiedono i dettagli dell’utilizzo di Kaspersky da parte delle istituzioni italiane, i costi sostenuti per allontanare sospetti su eventuali strategie al ribasso con lo scopo di assicurarsi fette di mercato per finalità politiche, la natura delle certificazioni con cui, recentemente, il MISE aveva dato il via libera all’azienda per lavorare con istituzioni italiane che mettono a disposizione dei dati sensibili.

Al momento, vista la situazione legata alle sanzioni inflitte alla Russia, i problemi che si possono prospettare all’orizzonte con Kaspersky sono di natura prettamente aziendale, legati cioè alla capacità di poter superare tutti gli ostacoli di comunicazione e di contrattazione tra privati (e tra pubblico e privato) che avvengono tra gli stati e la Russia. Tuttavia, il deputato Romano sottolinea: «Su PC di Ministeri e agenzie nazionali gira software prodotto in Russia, da un ex KGB. Tutti i giorni si collega a server di Mosca per scaricare upgrade, senza possibilità di verificare il codice scaricato, per Mario Draghi tutto normale?». 

Foto IPP/Fabio Cimaglia – Roma

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