Lo stipendio degli insegnanti «aumenterà» solo di 14 euro
19/11/2018 di Enzo Boldi
Un aumento che non può definirsi aumento. La busta paga degli insegnanti italiani crescerà nel prossimo triennio (di poco) e per il 2019 salirà di soli 14 euro netti al mese. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti si è detto fiducioso di chiudere l’accordo, ma i sindacati non hanno alcuna intenzione di mettersi seduti al tavolo per portare avanti questa trattativa. La cifra proposta dal Miur è meno di un terzo del vecchio accordo trovato dal vecchio dicastero gestito dall’ex ministra Valeria Fedeli.
I 23 euro lordi (14 netti) sono stati calcolati su uno stipendio medio di 1400 euro (netti) al mese – 32600 lordi – in base alle cifre fornite dal Miur che sono state stimate su quegli 1,7 miliardi stanziati dalla legge di Bilancio per il comparto Scuola. L’aumento calcolato, quindi, è dell‘1,9% sugli stipendi del personale scolastico che, a conti fatti sui dati forniti in precedenza, sono qui 14 euro di aumento. Solo nel febbraio scorso, il dicastero diretto dall’ex ministra Valeria Fedeli, aveva chiuso un accordo che prevedeva un contratto aperto per 9 anni, con aumenti fissati tra gli 80,40 e i 100,40 euro al mese.
Per gli insegnanti un aumento di soli 14 euro
«C’è un dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali affinché il prossimo contratto arrivi presto e dia un’adeguata risposta alle attese della categoria e all’esigenza di funzionalità delle scuole», ha spiegato il ministro Marco Bussetti, ma le sue aspettative di una trattativa tranquilla e rapida sembrano cozzare con il parere degli insegnanti che, attraverso le parole dei sindacati, fanno sapere di non essere intenzionati ad intraprendere alcuna negoziazione su queste basi economiche.
I sindacati non ci stanno
I sindacati, quindi, sono pronti a finire sul piede di guerra, come annunciato anche dalla Cgil attraverso le parole del segretario della Federazione dei lavoratori della conoscenza, Francesco Sinpoli: «Per sedersi servono almeno altri due miliardi. Il governo deve indicare chiaramente che quelle risorse saranno nella prossima Legge di stabilità. Ricordo come l’attuale esecutivo abbia sbeffeggiato il contratto povero della Fedeli, purtroppo la base di partenza del rinnovo 2019-2021 è decisamente inferiore».
(foto di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO)