Uno degli indagati della chat “Basta Dittatura” su Telegram: «Tornassi indietro, mi sfogherei diversamente»

La Stampa ha intervistato un barista che risulta nella lista degli indagati dopo l'operazione di polizia di ieri

16/11/2021 di Redazione

Il messaggio che ha portato la procura a iscriverlo nel registro degli indagati è stato: «Tiriamo fuori le armi. Non è una festa, è una guerra. Tirate dentro un poliziotto e lo massacrate». Si tratta del contenuto di alcuni vocali che sono stati pubblicati all’interno della cahta Telegram “Basta dittatura”, quel canale su cui è in corso l’indagine della procura di Torino, partita qualche settimana fa, dopo la diffusione incontrollata, all’interno della chat, di messaggi minatori e di dati personali di alcune istituzioni e rappresentanti delle forze dell’ordine. Dopo il blitz di ieri, sono state eseguite diverse perquisizioni e sono stati iscritti i primi nomi tra gli indagati. Il barista autore di questo messaggio è stato intervistato dal quotidiano torinese La Stampa.

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Indagati chat Telegram, l’intervista a uno di loro e le sue parole sul canale

A leggere le sue parole si percepisce ancora una volta la sensazione di scollamento che si ha rispetto alla realtà quando si pronunciano certe frasi (o si scrivono) all’interno di una app di messaggistica istantanea. Come se fosse uno spazio franco, una comfort zone all’interno della quale essere tutelati, dove si possono pronunciare le parole più terribili senza conseguenze. L’esatta trasposizione delle chiacchiere private, ma diffuse attraverso un canale accessibile a chiunque, che – quindi – rende inevitabilmente pubbliche quelle parole e quei modi di comportarsi.

«In quella chat ci sono finito per caso» – dice la persona in questione. E non si capisce come si possa “finire per caso” all’interno di un canale a cui devi consapevolmente iscriverti. Il like, l’azione di iscrizione, il follow, non sono degli elementi che – nel 2021 – possono costituire azioni non volontarie. Sono una sottoscrizione di intenti, sono l’endorsement a ricevere degli aggiornamenti. E poi ancora: «Tornassi indietro mi sfogherei diversamente, ho esagerato, capita quando vivi la giornata sbagliata, un po’ di umidità, il contatto sbagliato in testa». Insomma, una serie di fattori, tra cui anche il maltempo.

La verità è che l’utilizzo delle chat di Telegram e di tutti gli altri social network deve essere un’azione più consapevole da parte degli utenti. Il loro peso specifico nella vita pubblica sta diventando sempre più alto. Impossibile far passare inosservati i propri comportamenti, aspettandosi di non subire conseguenze per delle parole o degli atteggiamenti violenti. È questione di igiene digitale.

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