In Italia c’è un problema con gli incubatori per le nuove aziende?
Cosa sono gli incubatori per le start-up in Italia e quali sono le differenze tra i vari incubatori: non tutti sono uguali, non tutti sono ugualmente attrattivi, non tutti danno le medesime possibilità
20/06/2024 di Gianmichele Laino
Anche se parliamo di incubatori di start-up notiamo un clamoroso divario territoriale, ma tanto c’è l’autonomia differenziata e passa la paura. Ironia a parte, in Italia, gli incubatori di start-up sono un tema. Vista la crescente presenza di realtà innovative, che possono in qualche modo cambiare le sorti del tessuto economico del Paese, ma vista anche lo scarso spirito imprenditoriale che da sempre caratterizza il nostro ecosistema, gli incubatori di start-up possono rappresentare sicuramente una soluzione per incentivare le giovani realtà aziendali e i giovani imprenditori a investire sulle proprie idee. Ma cosa fa, davvero, un incubatore di start-up?
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Incubatori start-up, quali sono i problemi che si stanno verificando in Italia
La Commissione Europea, da qualche tempo, ha provato a dare una definizione univoca di incubatore per start-up. Li identifica, infatti, come quelle realtà che mettono a disposizione delle aziende dei servizi integrati, con lo scopo di supportare l’azienda stessa nella sua crescita e nel suo sviluppo iniziale. I servizi integrati che mette a disposizione possono essere diversi: si parte da attrezzature e strumenti tecnologici, passando a spazi fisici per il lavoro in team, fino ad arrivare a particolare know-how consulenziale e di mentoring in alcuni casi specifici. Gli incubatori, inoltre, sono dei luoghi dove è possibile fare networking, dove i giovani imprenditori possono entrare in contatto con potenziali investitori o, nel caso, essere guidati nell’incontrare potenziali investitori. Non bisogna confondere gli incubatori di start-up con gli acceleratori, dal momento che questi ultimi si rivolgono a realtà più consolidate, che hanno già messo le basi per il loro business e che sono già in fase avanzata del loro piano imprenditoriale. Inoltre, gli incubatori possono entrare nel capitale di una start-up attraverso una partecipazione che assicura, sempre in una fase iniziale, un minimo di respiro ai giovani imprenditori.
Detto così sembra un concetto piuttosto semplice e valido. Tuttavia, da buoni italiani, riusciamo spesso a complicarci le cose. Innanzitutto, perché – oggi – esistono diverse tipologie di incubatori di start-up: e non stiamo parlando solo di quelli che si appoggiano a università e/o enti di ricerca, rispetto a quelli privati, di quelli profit e di quelli non-profit; a creare ulteriori frammentazioni nel sistema c’è una legge del 2012 che specifica le differenze tra incubatori certificati e incubatori non certificati. In un altro punto del nostro monografico di oggi, cercheremo di capire nello specifico cosa distingue un incubatore certificato da uno non certificato: basti sapere, però, che non sempre essere un incubatore certificato consente alle realtà che si rivolgono a questa struttura di avere solo dei vantaggi.
Poi, c’è l’altro atavico problema, da cui è partito questo articolo. La mappa, cioè, degli incubatori per start-up del territorio italiano. Ragioni che possiamo ascrivere a ostacoli burocratici di alcune aree geografiche del Paese, alla preparazione e alla qualità del tessuto universitario di alcune città, alla cultura d’impresa diffusa tra la popolazione, fanno sì che gli incubatori per start-up siano molto più presenti e diffusi al nord (soprattutto in alcune regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna) rispetto al sud e alle isole che, nello specifico, sono territori particolarmente deficitari da questo punto di vista. La conseguenza diretta è che chi ha una buona idea imprenditoriale al sud, spesso è costretto a rivolgersi a un incubatore che opera al di fuori del suo territorio di appartenenza e questo comporta altre conseguenze a cascata. Spesso, fare impresa su un territorio significa anche attingere a quelle risorse che il territorio stesso offre: ma se una start-up del sud, per ragioni pratiche, sceglie un incubatore del nord per poter crescere e avere delle indicazioni utili al proprio sviluppo, quanto sarà consapevole delle offerte che il proprio territorio d’origine – quello in cui, in realtà, punta a crescere – potrà offrirle?