L’inchiesta che preoccupa le Big Tech della Silicon Valley

La notizia era già filtrata venerdì scorso in un articolo pubblicato dal Wall Street Journal. Ieri è arrivata la conferma. Le autorità americane, e in particolare la Commissione Giustizia della Camera, stanno lanciando una larga azione investigativa contro le multinazionali dell’Hi-Tech come Google o Facebook. L’accusa è quella che è stata contestata anche in passato alle multinazionali della Silicon Valley: violazione delle leggi anti-trust e abuso di posizione dominante per far fuori la concorrenza, due pilastri del liberalismo e della legislazione a stelle e strisce. E l’azione investigativa al momento coinvolge tanto i democratici, quanto i repubblicani.

«Internet ha apportato enormi benefici a tutti gli americani, ha incentivato l’economia ed è stata un’opportunità per nuovi investimenti e per lo sviluppo dell’educazione on-line» commenta in una nota il presidente della Commissione di Giustizia Jerrold Nadler, aggiungendo: «C’è però la crescente certezza che un manipolo di attori controlli ormai completamente le arterie chiave del commercio on-line, dell’editoria e della comunicazione».

Le indiscrezioni e le ripercussioni in borsa

Secondo indiscrezioni, Facebook e Amazon dovrebbero finire inoltre sotto la lente della FTC (Federal Trade Commission), mentre Google e Apple sotto quella del Dipartimento di Giustizia americano: notizie che hanno già trascinato giù in borsa i titoli dei giganti californiani, con Google che ieri perdeva in borsa il 6,12%. Amazon  il 4,64%. Facebook addirittura 7,51%. E le cose non sono andate meglio nemmeno per aziende come Microsoft e Netflix.

Dalla Commissione d’Inchiesta intanto fanno sapere che le indagini si soffermeranno su tutte le aziende della Silicon Valley, e che quindi non saranno concentrate solo sui colossi sopracitati, mentre emerge, sempre più urgente, la necessità di una nuova legislazione anti-trust capace di stare al passo con i cambiamenti che le nuove tecnologie apportano quotidianamente agli scenari economici. Perché se l’accusa è quella di “Abuso di posizione dominante”, le azioni da intraprendere sembrano assai variegate.

Si passa da Amazon , criticata dai piccoli rivenditori per concorrenza sleale e per una politica dei prezzi giudicata insostenibile, a Facebook, ormai leader incontrastato dei social network (l’azienda possiede anche Instagram e WhatsApp) sempre più sotto accusa per la diffusione di Fake News o scandali come quello di Cambridge Analytica. E che dire poi di Google: il motore di ricerca è ormai lo strumento per definizione con il quale molti di noi si interfacciano con il web, un’influenza immensa che si trasforma in pubblicità contestuale e offerte ritagliate sui gusti di ciascuno di noi.

E proprio il colosso di Mountain View non è nuovo ad azioni antitrust. Negli Stati Uniti Google è finito sotto il mirino della FTC nel 2013 in un’istruttoria che non ha dato esiti, mentre in Europa è stata già sanzionata ben tre volte con accuse che variano dall’abuso di posizione dominante nello shopping online ad abusi legati all’utilizzo del sistema operativo Android.

È presto per capire quello che succederà, quello che è certo è che a Donald Trump l’inchiesta non dovrebbe dispiacere troppo. Non bisogna dimenticare infatti che Jeff Bezos, oltre a essere il capo di Amazon e anche l’editore dell'”odiato” Washington Post. Per il momento la Casa Bianca tace. Anche questo potrebbe essere un segnale.

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