L’Imperial College all’Italia: l’aumento della mobilità del 20% potrebbe causare un’ondata di morti maggiore della precedente

La Fase 2 ci consegna un’Italia diversa e più sicura rispetto all’epidemia di coronavirus? Sembra essere questa la percezione dei cittadini italiani che, sebbene con le dovute prudenze, si sono rimessi in moto a partire dal 4 maggio: 4,7 milioni di lavoratori sono tornati sulle strade del nostro Paese, mentre è stato dato il via libera a passeggiate e ad attività fisiche anche in luoghi pubblici distanti dalla propria abitazione. Non dobbiamo dimenticare la possibilità delle visite ai congiunti che causerà nuove occasioni di incontro e di contatto sociale. Per questo motivo, l’Imperial College di Londra, uno dei più prestigiosi a livello mondiale che si occupa di virologia, ha pubblicato una nuova indagine sull’Italia e sulle misure di contenimento che fino a questo momento sono state adottate.

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Imperial College, nuova ondata di morti se l’aumento della mobilità è del 20%

Lo studio è stato condotto da Samir Bhatt, Ilaria Dorigatti, Michaela Vollmer e Seth Flaxman. 

«Nonostante l’alto numero di decessi – si legge nel documento -, la percentuale della popolazione che è stata infettata da SARS-CoV-2 (il tasso d’attacco) è lontana dalla soglia dell’immunità di gregge in tutte le regioni italiane, con il più alto tasso d’attacco osservato in Lombardia (13.18% [10.66%- 16.70%]). L’Italia andrà a rilassare le attuali misure di contenimento a partire dal 4 Maggio 2020. Visto il controllo ottenuto ad oggi tramite l’implementazione dagli interventi non-farmaceutici, prendiamo in considerazione tre scenari per le prossime 8 settimane: uno scenario in cui la mobilità rimane la stessa della quarantena, uno scenario in cui la mobilità ritorna al 20% dei livelli pre-quarantena, e uno scenario in cui la mobilità ritorna al 40% dei livelli pre-quarantena».

I dati sull’aumento della mortalità del 20%

Anche nel secondo caso, quello che sembra attualmente più plausibile, i rischi per la popolazione continuano a essere molto importanti, soprattutto se non accompagnati a efficaci misure di tracciamento. «Troviamo che – si legge nella ricerca -, in assenza di ulteriori interventi, anche un ritorno del 20% ai livelli di mobilità pre- quarantena potrebbe causare un aumento dei decessi molto maggiore di quanto si sia verificato nell’attuale ondata, in diverse regioni». Un dato che, tra l’altro, non potrà essere verificato semplicemente con l’andamento giornaliero fornito dalla protezione civile: effetti di questo aumento della mobilità potranno essere osservati solo dopo due-tre settimane dall’allentamento delle misure di contenimento, quando probabilmente l’Italia le avrà ancor di più allargate (il 18 maggio è prevista la riapertura di negozi diversi da quelli di generi alimentari, mentre il 1° giugno sarà la volta di parrucchieri, bar e ristoranti).

Qual è dunque la soluzione che l’Imperial College di Londra suggerisce per evitare che l’epidemia si diffonda in maniera incontrollata con l’inevitabile riapertura delle attività? «L’adesione – si legge nel paper – alle misure di distanziamento sociale raccomandate insieme ad una sorveglianza intensificata della trasmissione nella comunità con tamponi, il tracciamento dei contatti e l’isolamento tempestivo degli infetti sono di fondamentale importanza per ridurre il rischio di ripresa della trasmissione». I tamponi e il tracciamento come unica soluzione per la fase 2.

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