Dall’impeachment a «ci pensa Mattarella»: la conversione di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle

12/08/2019 di Enzo Boldi

Il governo gialloverde, in 14 mesi, ne ha combinate di tutti i colori. Sembra infatti passata un’Era geologica da quando il Movimento 5 Stelle aveva pubblicamente chiesto l’impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica. Era il 27 maggio del 2018, Giuseppe Conte aveva appena rimesso nelle mani del Quirinale il suo primo mandato per la formazione del nuovo Esecutivo. Ora, dopo poco più di 14 mesi e con una maggioranza deflagrata e autocombusta, ecco che il M5S ha completamente ribaltato la sua posizione rimettendosi alla volontà di Sergio Mattarella per il proprio futuro e per quello del governo. Vecchio o nuovo.

Da giorni, infatti, Matteo Salvini chiede al Quirinale di tornare al voto con delle elezioni anticipate visto il decadimento – voluto proprio da lui – della maggioranza che per poco più di un anno ha legato la sua Lega al Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio, invece, dal giorno stesso della rottura definitiva non fa altro che ripetere agli elettori – e oggi l’ha rifatto anche all’Assemblea dei parlamentari pentastellati prima della Capigruppo al Senato – che il futuro di questo o del prossimo Esecutivo sarà deciso unicamente da Sergio Mattarella.

Dall’impeachment al futuro nelle mani di Mattarella

E pensare che solo alla fine di maggio del 2018 le posizioni erano molto diverse. Luigi Di Maio – e gli altri esponenti del M5S avevano replicato facendo la eco alle parole del suo leader – voleva denunciare il Presidente della Repubblica per impeachment: la messa in stato d’accusa per alto tradimento. «Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo – disse il leader del Movimento 5 Stelle da Fazio -. Per questo dico che bisogna mettere in Stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione».

La conversione pentastellata al Mattarellismo

Poi il tutto venne bloccato perché Giuseppe Conte accettò un secondo incarico e alla fine si arrivò a dama con la formazione del governo gialloverde e il famoso Contratto del Cambiamento firmato da Lega e Movimento 5 Stelle. Da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Qualche mese dopo lo stesso leader pentastellato confessò che forse si era esagerato, parlando di clima concitato e di errore da non ripetere. Ma sui social era impazzato l’hashtag #impeachment, con la creazione di centinaia di profili falsi per rilanciare la mozione – quasi trasversale – per chiedere la messa in stato d’accusa del Capo del Quirinale, il tutto condito da esilaranti errori. Tutto passato, tutto superato. Oggi, infatti, il Movimento 5 Stelle si è convertito al Mattarellismo.

(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

 

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