Ilda Boccassini, l’incubo di Berlusconi, va in pensione

06/09/2019 di Enzo Boldi

Dopo 41 anni di servizio, Ilda Boccassini lascia la magistratura. Utilizzando un termine calcistico si potrebbe dire che la pm più iconica degli anni Novanta sta per appendere la toga al chiodo. E lo farà a dicembre, quando varcherà la soglia dei 70 anni, età che le permetterà di andare in pensione dopo una vita passata nella Procura di Milano di cui per anni è stata il simbolo per via di molti processi e indagini alle quali ha preso parte e affrontato in prima persona.

È stata l’incubo per Silvio Berlusconi. In più occasioni, infatti, le vite (e le carriere) dell’ex Cavaliere e di Ilda Boccasini si sono incrociate all’interno della Aule di Giustizia del tribunale di Milano. Quei processi Imi-Sir-Lodo Mondadori e Sme (fino al caso Ruby, il più recente), a proprio a carico del presidente di Forza Italia (all’epoca anche del Milan e di Fininvest) di e di Cesare Previti. Ma la sua lunga carriera non può essere ridotta all’essere l’incubo di Berlusconi. Prima di incrociare la sua vita professionale con lui, infatti, la pm della Procura di Milano fu grande protagonista anche nelle indagini sulla mafia.

Ilda Boccassini va in pensione

Ha avuto un ruolo di primissimo piano nelle indagini sulle stragi di mafia di Capaci – dove perse la vita il giudice Giovanni Falcone, di cui era grande amica, la moglie e gli uomini della sua scorta – e di via D’Amelio che portò alla morte di Paolo Borsellino. E un anno dopo la morte di Falcone, lei prese la parola al Palazzo di Giustizia di Milano lanciando accuse ad alcuni suoi colleghi: «Avete fatto morire voi Giovanni Falcone, con la vostra indifferenza, con le vostre critiche».

Dalle indagini sulle stragi di mafia a Mani Pulite

Da Milano volò in Sicilia per partecipare alle indagini per l’arresto dei responsabili della doppia strage mafiosa. E nell’isola rimase fino a quando non venne catturato Totò Riina, il 15 gennaio del 1993. Poi il ritorno a Milano, nelle fase caldi delle indagini su Mani Pulite. E proprio nel pool guidato da Antonio Di Pietro, lei proseguì il suo lavoro dando una grossa mano per ottenere i risultati finali di quella clamorosa indagine che svelò un malcostume tutto italiano, fatto di tangenti e corruzioni quasi alla luce del sole.

(foto di copertina: ANSA/STEFANO PORTA)

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