Il pasticciaccio dell’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi

In Italia esiste un aeroporto ritenuto tra i 31 impianti d’interesse nazionale ma che da un anno non vede un volo di linea. Parliamo dell’aeroporto di Salerno – Costa d’Amalfi, una struttura nata male che ha asciugato in meno di dieci anni oltre 100 milioni di soldi pubblici e che probabilmente non potrà essere aperta al traffico regolare prima del 2015 a causa della lunghezza esigua della pista.

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UN AEROPORTO VUOTO – È difficile parlare di una struttura vuota. Perché a prima vista l’aeroporto di Palermo appare proprio così, vuoto. Ad animarlo ci sono solo i lavoratori che ammirano, giorno dopo giorno, sale desolate e con macchinari per il check-in spenti, mentre il silenzio viene attenuato di tanto in tanto dal movimento di qualche aereo privato. Il Corriere del Mezzogiorno lo scorso 5 ottobre ha celebrato il primo anno senza passeggeri. Il 5 ottobre 2012 l’unica compagnia operante nello scalo, la Sky Bridge AirOps, interruppe i collegamenti con Milano Malpensa perché la compagnia voleva soldi per volare a “vuoto”. Visto che spesso a bordo saliva una sola persona, o a volte neanche quello, il mezzo a disposizione, un Embraer Emb 120, un bimotore di produzione brasiliana da 30 posti uscito di produzione nel 2001, faceva da trasportatore per l’aria condizionata.

I MOTIVI DELL’ABBANDONO DI SKYBRIDGE – La città di Salerno ha aggiunto che la compagnia, che ripetiamo volava senza passeggeri, ha sciolto il vincolo che la legava allo scalo perché voleva sia il pagamento dei voli sia di quelli vuoti, che non producevano fatturato per lo scalo salernitano. La società gestrice dello scalo annunciò che sarebbe stato previsto un nuovo orario invernale. Ma da allora non è più avvenuto nulla. L’aeroporto è ancora immerso nella campagna, le sedie sono ancora avvolte dalla plastica, il bar è aperto fino alle 17 per un totale di 20 caffè. Biglietteria? Chiusa. Autonoleggio? Pure. L’unica attività censita è quella dei privati, con 5439 movimenti in pista dal primo gennaio 2013 al 5 ottobre. Ciò significa che sono passati 2700 aerei per 2800 passeggeri. Meno di uno e mezzo a movimento.

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I DIPENDENTI – Ad accoglierli 18 vigili del fuoco, nove addetti alla sicurezza e dieci amministrativi. Lo scalo ricava 400 mila euro l’anno lasciando dietro di sé un buco di 2,8 milioni. E fosse solo questo. Come detto in precedenza lo scalo ha assorbito oltre 100 milioni di fondi pubblici per non funzionare. Si perché la sua storia è sintomatica di quelle che possono essere le difficoltà di far fruttare la cosa pubblica in Italia. Linkiesta ha raccolto la voce di un fortunato viaggiatore, Gianluca Gracco, in arte Tayone, famoso dj della scena hip-hop italiana, che ha volato da solo da Salerno a Catania. Prima di andare avanti è necessario ricordare, giusto per contestualizzare il tutto, che l’aeroporto nel periodo 2000-2006, vide l’aiuto della Regione Campania, con la giunta Bassolino che nel 2006 stanziò 5,9 milioni di euro per attrezzature, luci e sistema informativo, mentre negli ultimi sei anni c’è stata una spesa di 70 milioni di euro.

I CONTRIBUTI A PIOGGIA – Nel 2006 arrivarono altri 5 milioni dall’Enac mentre la Regione, sfruttando i fondi europei, usò 47 milioni per rifare la viabilità per portare ad uno scalo vuoto. Come vedremo più avanti, un anno costa alla Aeroporto di Salerno Spa, impegnata nella gestione dello scalo, 3,5 milioni di euro,  con le quote detenute da Comune e Provincia di Salerno, Camera di Commercio di Salerno e i Comuni che circondano lo scalo. L’apertura al traffico civile doveva avvenire nel 2007 ma dopo sei anni, come vedremo, la crescita è stata a dir poco intermittente. Per capire la stringente attualità, torniamo a parlare dell’esperienza di Tayone che ha spiegato come i dipendenti aeroportuali gli hanno detto che un altro come lui è partito, sempre da solo, verso Milano Malpensa.

L'aerporto di Salerno nel 1943 (photocredit Gettyimages)
L’aerporto di Salerno nel 1943 (photocredit Gettyimages)

IL VIAGGIO DA PASCIÀ – Un viaggio in aerotaxi con i comfort di un volo di linea, quindi. E nonostante fosse il 23 giugno, continua Tayone, e fossero in programma tre voli, ai banchi non c’era un’anima. Mancava addirittura la carta per stampare i dati d’imbarco. Infine l’aereo era tutto per lui, con una hostess che sedendosi al fianco gli ha fatto compagnia per tutto il volo fino a Catania, al prezzo di 75 euro. Una pacchia per lui, un po’ meno per i contribuenti. Antonio Fasolino, presidente del Consorzio Aeroporto proprietario dell’impianto, ha spiegato così le difficoltà dello scalo: «Paghiamo problemi di gestione e di marketing. Abbiamo un deficit di personale per queste funzioni, ci manca la promozione. La proprietà, però, non metterà sul piatto soldi per attrarre le low cost, com’è avvenuto in altri aeroporti».

TUTTO FERMO FINO AL 2015? – Non è però d’accordo Augusto Strianese, ex presidente della Camera di Commercio di Salerno ed ex presidente del consorzio aeroportuale, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, secondo cui negli ultimi tre anni, dal 2010 al 2013, non si è fatto nulla per garantire operatività allo scalo, rivendicando come sotto la sua gestione i costi di gestione fossero di 800.000 euro l’anno, con tanto di tesoretto di due miliardi e mezzo di euro rimasti in Regione ed avanzati dopo la realizzazione dei lavori necessari all’ammodernamento della struttura. Struttura che, per dirla con le parole di Fasolino, resterà chiusa fino al 2015. O meglio, potrà servire da aeroporto stagionale, almeno fino all’allungamento della pista. 

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