A che punto siamo nel lungo tira e molla tra Google e gli editori in Italia?

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A che punto siamo in Italia quando in termini di accordi tra gli editori e Google per l'equo compenso?

Accordo Google editori italiani: a che punto siamo? Facendo un breve recap di quello che è stato negli scorsi anni – partendo da quando è nato Showcase e dalle trattative di Google con gli editori italiani all’epoca – vediamo quali sono le ultime notizie dal mondo dell’editoria italiano anche rispetto a quello che è emerso sull’accordo tra il colosso di Mountain View e il New York Times, che riceverà – nell’arco dei prossimi tre anni – 100 milioni di dollari.



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Come hanno reagito gli editori italiani all’inizio?

Google è in trattativa da anni con gli editori dei vari paesi nel mondo e, ovviamente, ci sono stati contatti anche con le grandi e piccole realtà editoriali nel nostro paese. Google Showcase è arrivato in Italia ufficialmente a fine marzo 2021 e diverse testate hanno raggiunti accordi separatamente con la Big Tech.



L’apertura di molti editori italiani, all’epoca, era stata evidente: l’ad di CityNews – uno tra i gruppi editoriali principali che ha raggiunto l’accordo -, Luca Lani, ha definito Showcase come un ambiente che punta a valorizzare i contenuto giornalistici favorendone la fruizione e lasciando la gestione alle redazioni. Il Foglio aveva fatto sapere – tramite la persona di Cristiano Sartori – di voler sperimentare, come sempre, le nuove esperienze di fruizione. Anche l’ad di Ciopeople si era definito soddisfatto definendolo come un accordo che andava ad aggiungersi alla remunerazione prevista dalla normativa sul Copyright.

Accordo Google editori: e oggi?

Sono passati un paio di anni, ormai, dall’arrivo di Showcase in Italia e – considerato anche l’accordo Google-NYT – sembra che gli editori italiani possano trarre un po’ le somme. E, come riferito anche da Repubblica, il sodalizio tra NYT e il colosso non risulta essere proprio convincente.



Cento milioni di dollari in tre anni sono poca roba e l’accordo, in sostanza, è di reciproco scambio. Google riconosce un compenso al NYT e dai contenuti giornalistici che veicola ricava molta pubblicità; il giornale, a sua volta, ottiene la vendita dei suoi abbonamenti sul Google Play Store e una serie di strumenti per migliorare il proprio marketing. Un’alleanza commerciale e tecnologica a tutti gli effetti, quindi, che crea dei dubbi sia agli editori italiani che agli editori tedeschi.

Meglio puntare sull’ottenimento di un reale equo compenso – frutto dalla condivisione di articoli, foto, video, podcast, inchieste e così via – sfruttando ciò che è sancito dalla direttiva Ue sul Copyright recepita in Italia tramite un decreto legislativo e ciò che il regolamento attuativo di AgCom ha stabilito.

Il punto è uno solo: i dati. Google deve accettare di condividere il suo bene più prezioso, i numeri relativi al traffico e ai guadagni conseguenti alla pubblicazione di contenuti di tipo giornalistico. Solo così, partendo da quei dati, potrà essere stabilito un equo compenso adeguato.