Il direttore sportivo della Lazio e il campionato che deve esser portato a termine «per rispetto dei morti»

31/03/2020 di Enzo Boldi

La sua specialità, fin quando era un calciatore, erano i colpi di testa. Poi, nella sua seconda vita da direttore sportivo, si è specializzato nei colpi di mercato a basso costo che hanno permesso alla sua Lazio di essere competitiva e sognare – come non accadeva da anni – lo scudetto. La dichiarazione di Igli Tare a un quotidiano tedesco, però, ha tutti i crismi dell’uscita a vuoto di un portiere in una giornata no. Secondo il direttore sportivo biancoceleste, infatti, il campionato di Serie A (seriamente compromesso dall’emergenza Coronavirus) deve esser portato a termine per «rispetto dei morti e dei tifosi».

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In casa Lazio, da settimane, si continua con questo forcing per la ripresa del campionato, ovviamente quando la situazione si sarà tranquillizzata. Lo aveva detto, e ribadito anche nei giorni scorsi, anche il responsabile della comunicazione biancoceleste Arturo Diaconale (che, però, ha sottolineato di parlare non per conto della società che di cui è dipendente): la Lazio vuole che questo campionato prosegua e arrivi al termine della stagione. Insomma, impossibile interrompere il sogno anche se sono evidenti le problematiche che non i stanno vivendo solo in Italia, ma in tutto il mondo.

Igli Tare e il campionato da portare a termine

«La stagione deve essere portata a termine – ha detto Igli Tare al canale tedesco Sport1 -. Il campionato deve andare avanti per rispetto dei morti e di tutti i tifosi. I tempi non sono ancora maturi per decidere la cancellazione. Il numero di persone infette sta diminuendo e interrompere la stagione sarebbe ingiusto». La speranza che il virus allenti la sua presa sull’Italia è un qualcosa che tutti si auspicano. La situazione reale, però, porta il calcio a essere l’ultimo tassello nella scala delle prime necessità dei cittadini.

L’esempio dei tifosi dell’Atalanta

Parlare di campionato che deve andare avanti e arrivare al compimento con l’assegnazione dello scudetto è legittimo, ma non sembrano essere questi i tempi e i modi. Ci sarà spazio per ragionare sulla ripresa del pallone italico, senza dover tirare in ballo il rispetto per i morti. L’esempio che arriva da Bergamo è lampante: la Dea sta sognando la sua migliore stagione di sempre, sia in campionato che in Champions League, ma i sostenitori dell’Atalanta hanno chiesto al presidente Percassi di dire stop, proprio per rispetto delle vittime. I titoli sul campo, in questo caso, non contano affatto.

(foto di copertina: da Porta a Porta, Rai 1)

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