Uno dei dieci hater del giornalista Paolo Berizzi è stato condannato in tribunale

L'annuncio è stato dato dallo stesso giornalista, che ha festeggiato la decisione

25/11/2022 di Ilaria Roncone

Dovrà pagare 400 euro di multa l’uomo di 53 anni che, nel 2019, ha scritto a Berizzi frasi come «creperai infame» su Facebook. Oltre a questo, è stato disposto anche il risarcimento di Berizzi e delle parti civili costituire nel processo (comprese la Federazione nazionale della stampa e l’Ordine dei giornalisti). La condanna è per diffamazione ed è la prima che arriva per un totale di dieci hater coinvolti che – nel 2019 – hanno preso di mira l’inviato di Repubblica che, poi, è finito sotto scorta. Berizzi è l’unico, a livello europeo, a dover vivere sotto scorta per la quantità e la continuità delle minacce da parte di esponenti di gruppi neofascisti e neonazisti. La questione dell’hater Berizzi condannato è stata fatta presente da lui stesso, oggi, via social.


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Hater Berizzi condannato: «Deve passare il messaggio che odiare costa»

«Una sentenza positiva. E’ il primo condannato tra i miei haters e viene punito l’odio on line. Deve passare il messaggio che odiare costa», ha brevemente commentato il giornalista. L’hater in questione, tale Giovanni Fasolino, è un ex membro di “Azione Skinhead” oltre ad essere un ex ultrà dell’Inter. Negli anni ’90 Fasolino è già stato oggetto di una prima condanna per discriminazione razziale, quella che – nell’operazione Runa – andò a colpire proprio il suo gruppo. Tutto questo odio mirato Berizzi ha iniziato a collezionarlo dopo l’uscita del suo libro “NazItalia”, che tratta dell’estremismo di stampo fascista e nazista nel nostro paese.

Nello specifico, Fasolino aveva scritto: «Dormi sereno, quando creperai tu non ti cagherà nessuno, nessuno di quelli che ti ha spalleggiato qui, nessuno in redazione, gli schiavi funzionali come te sono solo pagati per obbedire. Un infame che passa la vita a sparlare dei morti e fotografare di nascosto i vivi». Durante il processo ha cercato di difendere la sua posizione in più modi, spiegando che aveva voluto difendere onore e memoria di Piscitelli – ultrà romano ucciso a Roma nel 2019 – o, ancora, di essere stato stressato dal lockdown (che, però, è avvenuto solo nel 2020).

Oltre all’hater in questione, ci sono altri indagati che – mano a mano – dovranno rispondere a quanto scritto nei confronti del giornalista (sono altri sedici i procedimenti aperti da diverse procure in tutta Italia per gli insulti e le minacce a danno del giornalista).

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