Non è una condanna, ma un superpotere: la lezione di Greta

Mentre la rete continua a commentare il suo viaggio, dal Regno Unito a New York in barca a vela, per testimoniare ancora una volta come si può vivere senza emissioni inquinanti, Greta Thunberg, l’adolescente diventata ormai paladina delle lotte ecologiste in tutto il mondo, decide di levarsi qualche fastidioso sassolino dalle scarpe. E lo fa, per una volta, attaccando i suoi haters e parlando di un lato molto personale e delicato della sua vita.

Affetta dalla sindrome di Asperger, la piccola attivista, è stata in passato pesantemente attaccata anche per questo motivo. Una diagnosi di cui Greta non ha mai fatto mistero, ma che è servita a togliere argomenti ai numerosi haters e rompere un tabù. Del resto la giovane attivista vede la sua diagnosi come un qualcosa che riesce a differenziarla dalla norma, un vero e proprio superpotere. Ed è una condizione dura, che l’ha limitata molto prima del suo impegno ecologista. «Prima di impegnarmi negli scioperi scolastici non avevo energia, né amici, non parlavo a nessuno. Me ne restavo a casa, da sola a fronteggiare i miei disturbi alimentari. Ora quei giorni sono finiti nello stesso momento che ho trovato un significato per vivere, in un mondo che appare senza significato ai più» racconta Greta dal suo profilo Facebook, ribadendo come proprio questa “differenza”, rappresenti ora la sua forza. Ma di cosa parliamo quando parliamo di Sindrome di Asperger?

Cosa è la sindrome di Asperger

L’Asperger viene classificato come un disturbo dello spettro autistico, che però non compromette né le capacità linguistiche, né l’acquisizione delle competenze cognitive e intellettive. Gli effetti principali della sindrome di Asperger vennero descritti negli anni ’40 dall’omonimo psichiatra austriaco. Tra le difficoltà rilevate figuravano quelle nelle interazioni sociali e nella comunicazione non verbale, compresa l’abilità di esprimersi e identificare la prossemica e il “linguaggio non verbale”.

L’età media della diagnosi è intorno agli 11 anni ed è molto più frequente tra i maschi rispetto alla femmine. Va però specificato che i soggetti affetti dalla sindrome di Asperger, pur presentando generalmente difficoltà relazionali, hanno spesso quozienti di intelligenza uguali e spesso superiori a quelli della media dei loro coetanei. Secondo la Società Italiana di Pediatria, la prognosi  dei bambini con Asperger dipende dalle capacità linguistiche e dalle comorbilità psichiatriche, ma molto spesso è buona. Molti di loro riescono ad avere da adulti un lavoro, una vita indipendente e anche relazioni sociali soddisfacenti. Molto dipende dalla capacità del contesto famigliare di far fronte ai bisogni del bambino e dalla presenza di istituzioni sociali in grado di supportarlo. Il “coming out” di Greta è, a questo proposito, molto importante. L’Asperger non è una condanna: è l’ennesima lezione di una impertinente adolescente svedese che continua, da mesi, a ricordarci quanto il nostro mondo sia a rischio.

 

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