La Regione Toscana ha pubblicato su Twitter un green pass attivo (cosa che il Garante aveva chiesto di non fare)
Ad accorgersene è stato il docente, Founder & Board Director di The Fool, Matteo Flora che ha fatto una pubblica denuncia su Twitter
11/08/2021 di Redazione
UPDATE delle 10.22 – La Regione Toscana, in seguito alla denuncia, ha provveduto a rimuovere il tweet di cui si parla nell’articolo.
La denuncia è di quelle che fanno male, dal momento che va a investire una pubblica amministrazione che ha gestito con eccessiva leggerezza i suoi social network. Soprattutto alla luce di una nota del Garante della Privacy che – da quando sono diventati attivi i green pass – ha chiesto agli utenti dei social network di evitare la faciloneria di pubblicare (quasi a voler certificare di essere nel bel mezzo di una schiera di eletti) il proprio green pass su Facebook, su Twitter, su Instagram o su altre piattaforme, una volta ottenuto. Il docente, Founder & Board Director di The Fool, Matteo Flora, questa mattina ha realizzato un lungo thread su Twitter in cui ha dimostrato – dati alla mano – che la regione Toscana, nel promuovere la Certificazione verde COVID-19 e le varie attività che, dal 6 agosto, è possibile fare una volta scaricato, ha pubblicato sul social network di Jack Dorsey un Green Pass effettivamente valido.
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La regione Toscana pubblica un green pass attivo, la denuncia di Matteo Flora
«Da fautore del Green pass obbligatorio – scrive Matteo Flora su Twitter – devo constatare come gli screzi tra organi dello stato hanno portato il tutto ad essere poco più di una farsa. Senza controllo dei documenti chiunque può esporre qualunque. Questo in spregio alle più basilari norme di sicurezza, che prevedono che in presenza di una credenziale questa sia accoppiata alla verifica dell’identità. Avevo promesso che se fosse successo avrei dato il mio green pass da fare usare a chiunque ma non serve». A questo punto spiega che la regione Toscana, in un tweet del 4 agosto, ha postato uno short link che rimanda a una sezione del sito web ufficiale dell’ente locale, che a corredo aveva per immagine di copertina proprio una mano che regge uno smartphone, dal cui schermo si può leggere un QR Code di un green pass.
Un’immagine dimostrativa? Nemmeno per sogno. Basta, infatti, utilizzare l’app che qualunque gestore di locali o servizi impiega per controllare la validità dei green pass (Verifica C19) per capire che quel green pass è effettivamente stato emesso e appartiene a un uomo, di cui – ora – si conosce il nome, il cognome e anche la data di nascita. Una clamorosa violazione, che denota la superficialità con cui vengono utilizzati i social network: l’immagine era disponibile in un archivio fotografico utilizzato dalla stessa regione (sarebbe stato necessario quantomeno un controllo da parte di chi ha scelto di pubblicarla). Nell’ultimo periodo, vengono denunciati continui tentativi di truffa con vendita su Telegram di presunti green pass. A cosa serve quando veri green pass sono esposti pubblicamente e in bella mostra?
Matteo Flora, in chiusura di thread, segnala anche la fonte da cui proviene la segnalazione: l’utente di Twitter Marco Paoletti, che ha provveduto a inviargli il tweet in DM.