Il governo approva il decreto “Codice Rosso” contro la violenza sulle donne

Il disegno di legge “Codice Rosso” firmato dai ministri della Giustizia Alfonso Bonafede e della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno è stato approvato oggi in Consiglio dei Ministri. Luigi Di Maio festeggia su Instagram dicendo che questa legge «spingerà le donne a denunciare», ma non sono mancate le critiche.

Codice Rosso, «donne vittime di violenza devono essere sentite entro 3 giorni»

Il disegno di legge a firma Bonafede-Bongiorno si inserisce all’interno di un più ampio programma che verrà gestito dal Dipartimento alle Pari opportunità del sottosegretario Spadafora. «Verrà istituito un fondo speciale di 33 milioni per le vittime di violenza» ha dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza stampa, annunciando che «saranno aperti centri regionali per le vittime che necessitano di urgente intervento». Il testo contiene una serie di misure che dovrebbero rendere più rapida ed efficace l’attuazione di forme di tutela per donne vittime di violenza. Il disegno di legge prevede la modifica dell’articolo 362 del codice penale stabilendo che, dopo aver sporto una denuncia, la donna debba essere sentita dal Pm entro e non oltre tre giorni, e che i procedimenti giudiziari per violenza siano molto più veloci e tempestivi ottenendo priorità assoluta. Lo ha spiegato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, chiarendo che il ddl risponde anche alla «necessità di agire per la formazione delle forze dell’ordine affinché aumenti la loro idoneità professionale. Ci sarà quindi un decreto per i contenuti che dovranno avere questi corsi per le forze dell’ordine». A usufruire di una «corsia preferenziale»  sono le denunce per maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o di convivenza. «Per noi contrastare la violenza domestica e di genere è un’azione che va qualificata con codice rosso» ha concluso Giuseppe Conte al termine della riunione del Consiglio dei ministri.

I fiocchetti rossi in Consiglio dei ministri

Durante la riunione a Palazzo Chigi, il premier Giuseppe Conte e i ministri hanno simbolicamente indossato un fiocchetto rosso. Una scelta che ricalca il nome della proposta, e che il vicepremier Luigi Di Maio ha spiegato su Instagram, accanto alla foto che lo ritrae con lo stesso fiocco appuntato sulla giacca. «“Codice rosso” proprio come un caso grave giunto al pronto soccorso e che non può aspettare per essere curato, – scrive – fa sì che le donne che trovano il coraggio di denunciare una violenza non debbano più aspettare lungaggini burocratiche». Il leader del Movimento 5 Stelle ha aggiunto che le misure previste nel testo sono «piccoli grandi accorgimenti che spero aiutino quelle 9 donne su 10 che ancora hanno paura a denunciare i loro aguzzini. Fatelo, non temete, da oggi lo Stato è al vostro fianco!».

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Il fiocchetto rosso che vedete sulla mia giacca ha un valore simbolico molto importante. È per celebrare la legge #CodiceRosso che in consiglio dei ministri abbiamo approvato proprio qualche minuto fa. “Codice rosso”, proprio come un caso grave giunto al pronto soccorso e che non può aspettare per essere curato, fa sì che le donne che trovano il coraggio di denunciare una violenza non debbano più aspettare lungaggini burocratiche. Non c’è più tempo da perdere. Grazie a questa legge una denuncia arriverà direttamente al pm che in soli 3 giorni avrà l’obbligo di sentire la donna vittima di violenza. Così come la polizia giudiziaria dovrà dare massima priorità alle indagini. Piccoli grandi accorgimenti che spero aiutino quelle 9 donne su 10 che ancora hanno paura a denunciare i loro aguzzini. Fatelo, non temete, da oggi lo Stato è al vostro fianco!

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Codice rosso e le polemiche, «è solo una norma manifesto»

Il disegno di legge però ha sollevato anche delle polemiche. Cosimo Ferri, uno dei componenti della Commissione Giustizia alla Camera ha commentato l’approvazione dicendo che «”Il codice Rosso è una norma manifesto, uno slogan che non affronta realmente il problema della prevenzione e non tutela le vittime». Secondo il deputato del Partito Democratico non viene introdotta alcuna novità:«La legge già prevede l’obbligo di trasmissione della notizia di reato ‘senza ritardo’ da parte della polizia giudiziaria» e aggiunge che «il tema non va affrontato in questo modo». L’ex sottosegretario alla Giustizia ha sottolineato che la corsia preferenziale per i procedimenti di violenza di genere «esiste già, ed è stata introdotta dai governi precedenti». L’audizione della vittima nel termine dei 3 giorni non è per di sé risolutiva, continua Ferri, poiché «può essere infatti molto più proficuo, ai fini del buon esito delle indagini, procedere a dei riscontri immediati ed altre attività investigative», e ha sottolineato che non tutti i casi hanno la stessa urgenza e che «sarebbe dunque meglio lasciare la valutazione al Pm».

(Credits immagine copertina ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI)

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