Google si rifiuta di rimuovere un’app governativa che traccia le donne in Arabia Saudita
05/03/2019 di Gaia Mellone
Google ha negato la rimozione dal proprio store di «Absher» applicazione governativa che permette agli uomini di tracciare e impedire gli spostamenti delle mogli in Arabia Saudita. Stando al colosso di Mountain View l’applicazione non violerebbe nessuna normativa.
Google difende l’app che limita gli spostamenti delle donne in Arabia Saudita
Absher è un’applicazione sviluppata dal governo Saudita che amplifica il controllo e il potere degli uomini sulle loro mogli. Attraverso di essa, i mariti possono bloccare le richieste di viaggio delle mogli e ricevere SMS ogni volta che venga usato il passaporto. L’applicazione è stata oggetto di una forte mobilitazione sociale, e lo scorso mese 14 membri del Congresso hanno scritto una lettera sia al CEO Apple Tim Cook, sia al CEO di Google Sundar Pichai chiedendo a entrambi di bannare e impedirne l’acquisto sui loro store virtuali. Nelle lettera, i deputati sostenevano accusavano due colossi tecnologici di essere «complici nell’oppressione delle donne in Arabia Saudita» amplificando la discriminazione di genere permettendo l’acquisto di Absher.
«Absher» non viola nessuna norma: il no di Google alla rimozione dell’app
Entrambe le aziende hanno avviato delle indagini interne su Absher, ma mentre quella di Apple è ancora in corso, Google ha già dato il suo responso: l’applicazione resta nello store perché non viola nessuna regola della piattaforma. L’applicazione teoricamente renderebbe più facile ed immediato rispondere a degli obblighi stabiliti dalla legge. Attraverso l’app infatti i mariti, oltre a controllare gli spostamenti delle moglie e ricevere un SMS ogniqualvolta utilizzino i passaporti in aereoporto, possono dare il permesso alle mogli di cercare lavoro, rinnovare la patente, entrare in alcune zone. Tutte mansioni che, per legge, sono subordinate all’approvazione del “guardiano”. Non sorprende che Absher sia traducibile come “sì signore”.
La difesa di Google sembrerebbe essere quindi che l’applicazione non viola alcuna regola, essendo di base una digitalizzazione di un iter burocratico previsto dalla legge in Arabia Saudita. Eppure la decisione di Google ha sollevato diverse polemiche, comprese quelle dell’Human Rights Watch, che ha accusato le aziende di «facilitare gli abusi sui diritti umani».
«Google e Apple permettendo l’app contraddicono i valori e il tipo di società che dicono di difendere»
Posizione sostenuta anche da Ilhan Omar, un rappresentante democratico che aveva firmato la lettera rivolta alle due aziende. Su twitter Omar ha scritto più volte che «le donne non sono una vostra proprietà!», rivolgendosi poi direttamente ai due colossi della tecnologia: «Apple e Google ospitano una applicazione che permette agli uomini di tracciare e controllare i movimenti delle donne in Arabia Saudita? Questa follia deve finire!». Sostegno è arrivato anche dal senatore dell’Oregon Ron Wyden, che ha spedito una seconda lettera ad Apple e Google scrivendo che «le compagnie americane non dovrebbero facilitare o rendere possibile la patriarchi del governo Saudita». «Permettendo l’esistenza dell’app nei rispettivi store – continua la lettera di Wyden – le compagnia rendono più facile agli uomini sauditi controllare i membri della loro famiglia, dalla comodità del proprio smartphone e restringendo la loro possibilità di movimento. Questo è un affronto verso la tipologia di società che entrambe pubblicamente supportano e difendono».
(Credits immagine di copertina: ANSA/IAN LANGSDON)