Google ha provvisoriamente disabilitato alcuni servizi di Maps in Ucraina
In particolare, il servizio che monitora in tempo reale il traffico, per la sicurezza della popolazione locale
28/02/2022 di Redazione
Per evitare che in qualsiasi modo Google Maps possa essere di aiuto e di supporto alle truppe che stanno invadendo l’Ucraina, Google ha deciso di disabilitare, provvisoriamente, alcune funzionalità dell’app in Ucraina. In modo particolare, stando a quanto dichiarato dal colosso di Mountain View, sarebbe stata disabilitata la funzione che monitora in tempo reale il traffico e sulla presenza di concentrazioni di persone in diversi luoghi (come negozi o locali pubblici). Dunque, Google limita Maps, soprattutto per salvaguardare la popolazione ucraina.
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Google limita Maps in Ucraina per ragioni di sicurezza
Nei giorni scorsi, alcuni ricercatori erano riusciti a identificare gli spostamenti delle truppe russe sul territorio ucraino partendo proprio dall’utilizzo di Google Maps:
According @googlemaps, there is a “traffic jam” at 3:15 in the morning on the road from Belgorod, Russia to the Ukrainian border. It starts *exactly* where we saw a Russian formation of armor and IFV/APCs show up yesterday.
Someone’s on the move. pic.twitter.com/BYyc5YZsWL— Dr. Jeffrey Lewis (@ArmsControlWonk) February 24, 2022
Tuttavia, lo stesso meccanismo potrebbe essere utilizzato anche per identificare gli spostamenti delle truppe ucraine. Inoltre, l’indicazione di luoghi particolarmente affollati – in questo caso soprattutto da civili – potrebbero essere utilizzate, paradossalmente, per attacchi di larga scala nei confronti proprio del popolo ucraino. Per questo motivo – e per evitare qualsiasi situazione di questo genere – Google ha deciso di limitare le sue funzionalità previste dall’app Maps.
In questi giorni, diversi Big Tech stanno prendendo dei provvedimenti per cercare di limitare la diffusione di informazioni attraverso le proprie piattaforme. Si pensi a Facebook (seguito a ruota dallo stesso Google) che, a quanto pare, sta impedendo la monetizzazione ai siti di informazione affiliati a Mosca. Si tratta di “sanzioni” particolari, che vengono adottate per evitare che i giganti del web possano essere in qualche misura coinvolti in un favoreggiamento, anche involontario, della Russia.