Google non si è ancora uniformato alle regole in Indonesia e rischia di essere bloccato dopo mezzanotte

È l'unico dei colossi di Big Tech che non ha aderito ai principi stabiliti dalle norme emanate nel 2020 sulla rimozione dei contenuti illeciti

20/07/2022 di Gianmichele Laino

Google è l’unica piattaforma di Big Tech a non aver seguito i principi stabiliti dalle norme per l’utilizzo del web dalle autorità dell’Indonesia a partire dal 2020. Per questo motivo, stando alle indicazioni che provengono dal Paese, se non dovesse adattarsi a quanto previsto dalla legislazione indonesiana entro la mezzanotte di mercoledì, il motore di ricerca potrebbe essere oscurato in un Paese all’interno del quale è tra i servizi web più utilizzati. Tra i vari obiettivi della legislazione indonesiana, quello di un maggiore controllo sui contenuti, con la richiesta di rimuovere in tempi brevissimi materiali ritenuti illeciti o turbativi dell’ordine pubblico. Altro tema caldo su cui Google non sembra essere convinto è la divulgazione – a determinate condizioni – dei dati degli utenti stessi dei servizi web, per ragioni di ordine pubblico.

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Google in Indonesia, il problema che potrebbe bloccare l’azienda a partire da domani

Se le società non si conformeranno a queste indicazioni di legge, verranno prima multate e poi bloccate. I loro servizi potranno riprendere esclusicamente dopo che le società che operano sul web si conformeranno alla riforma prevista dalle istituzioni indonesiane. Per questo motivo, dunque, c’è stata una corsa dell’ultimo minuto da parte dei principali operatori di Big Tech. Si pensi, ad esempio, a Twitter che ha aderito ai principi soltanto nell’ultima settimana, così come tutti i prodotti del gruppo Meta (da Facebook a Instagram, passando per WhatsApp).

Nonostante l’iscrizione agli appositi registri da parte delle società digitali, c’è molta preoccupazione per gli effetti che la legislazione indonesiana potrà avere sugli utenti. Innanzitutto, per quanto riguarda la rimozione dei contenuti, con le società che – se costrette – dovranno rimuoverli in un periodo di tempo che oscilla tra le quattro ore (se particolarmente urgenti) alle 24 ore. Ma poi anche per la tutela dei dati personali degli utenti, esposti in questo modo a operazioni di sorveglianza teoricamente più agevoli da parte delle autorità indonesiane. In questa ottica si legge, dunque, il rifiuto di Google ad aderire a questi principi. Del resto, quale futuro potrebbe esserci per gli utenti del web in Indonesia senza il principale motore di ricerca e i suoi rispettivi servizi?

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