La guerra degli assistenti vocali tra Google e Sonos si arricchisce di un nuovo capitolo

Ci sono due azioni legali promosse da Mountain View contro l'azienda di altoparlanti: l'accusa è quella di aver violato dei brevetti proprietari di Google

08/08/2022 di Redazione

Il mondo degli assistenti vocali, un settore estremamente vivace, si muove sempre sulla sottile linea del brevetto. Prodotti molto simili tra loro sono sempre soggetti a possibili proteste da parte di aziende rivali. Uno dei più grandi confronti in questo ambito si sta verificando, da due anni a questa parte, tra Google e Sonos. Il colosso di Mountain View – che ha lavorato alla tecnologia degli assistenti vocali – è entrato in rotta di collisione con un suo vecchio partner, Sonos appunto, il cui core business è proprio la costruzione di altoparlanti di qualità. E mentre nel 2020 era stato Sonos ad attaccare Google per presunte violazioni dei suoi brevetti (riuscendo, tra l’altro, a spuntarla nella causa legale), adesso è Google che vuole rivalersi contro Sonos per lo stesso motivo. Sfide incrociate, che bene rendono l’idea di una partnership che non deve essere finita proprio benissimo.

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Google e Sonos, altra querelle legale tra le due aziende: oggetto del contendere, sempre gli assistenti vocali

In passato, Google aveva rinunciato ad alcune funzionalità in seguito alla decisione del tribunale a favore di Sonos. Ora, invece, il tentativo del colosso di Mountain View di rimettere la chiesa al centro del villaggio sembra proprio un modo per ovviare, anche di fronte all’opinione pubblica, al danno d’immagine che era seguito dalle precedenti azioni legali.

Adesso, tra Google e Sonos, si sono frapposte altre due cause legali, intentate – per ora – davanti al tribunale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale della California, ma che potranno essere presentate, stando alle dichiarazioni di Google, anche presso la US International Trade Commission. Le due cause prendono in considerazione ben sette brevetti che sarebbero stati violati da Sonos. Google sostiene che ci siano state delle violazioni per quanto riguarda innanzitutto l’ambito delle hotword (stiamo parlando di quelle parole che consentono all’assistente vocale di offrire una risposta: ad esempio, “Ok Google” è una hotword), poi per quello che riguarda le risposte che l’assistente vocale dovrebbe dare a specifiche domande (e al modo in cui il gruppo di speaker che dovrebbe orientare queste domande si comporta).

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