La storia dell’errore di Bard che “ha fatto bruciare” 100 miliardi di dollari a Google

Una risposta sbagliata sul telescopio James Webb è stata pubblicata nella gif di lancio sui social. In concomitanza con quello sbaglio, il titolo in Borsa ha perso valore. Ma, poi, ha recuperato tornando a valori di gran lunga più elevati

24/03/2023 di Enzo Boldi

Prima di raccontare questa vicenda, occorre partire da un assunto: si parla di valore del titolo quotato in Borsa che, per definizione, è in continua evoluzione per la sua volubilità. Fatta questa doverosa premessa, possiamo iniziare nella narrazione di quanto successo a inizio febbraio, quando Google ha annunciato al mondo – anche attraverso i social – la sua chatbot Bard, basata sull’intelligenza artificiale conversazione sviluppata attraverso il modello linguistico LaMDA (Language Model for Dialogue Applications). Un errore nella risposta da parte della AI, coinciso con un crollo verticale – quantificato intorno ai 100 miliardi di dollari – della quotazione. Ovviamente, però, il titolo nel corso delle settimane successive è tornato a crescere e, a oggi, il suo valore è ritornato a essere pressoché uguale a quello precedente alla gaffe.

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Tutto è partito lo scorso 6 febbraio, quando Google ha annunciato al mondo la versione sperimentale della sua intelligenza artificiale sviluppata attraverso LaMDA. La risposta, dunque, al modello di ChatGPT accaparrato (dopo anni di investimento in OpenAI) da Microsoft che nelle scorse settimane ha integrato la versione “4” all’interno del motore di ricerca Bing per Edge. Una serie di eventi che hanno accelerato la rincorsa di Mountain View, provocando una fragorosa caduta a livello di immagine.

Nella gif a corredo dell’annuncio pubblicato su Twitter (e ancora online, nonostante l’errore), Google Bard fornisce un’indicazione scorretta in risposta a una domanda sul telescopio James Webb. Un errore da intelligenza artificiale ancora da perfezione (non a caso tutti gli annunci parlano di versione sperimentale), ma inserito in quello che a tutti gli effetti è uno spot. Una sorta di brochure social per “vendere il prodotto”.

Google Bard e l’errore da 120 miliardi di dollari

La domanda era piuttosto semplice. L’esempio, infatti, mostra un utente “x” che chiede a Google Bard di indicargli quali sono le principali nuove scoperte fatte dal telescopio James Web, per poterle raccontare al figlio di nove anni. E tra le risposte indicate dall’intelligenza artificiale, compare l’errore.

Perché il telescopio James Web non è stato “l’autore” della prima fotografia di un pianeta al di fuori del sistema solare. Quell’impresa riuscì, nel 2004, al Very Large Telescope (VLT) dell’ESO. Ma cosa ha provocato questa risposta sbagliata? Probabilmente il problema deriva da un problema linguistico nel reperimento delle fonti-informazioni dal database. Le formule inglesi per le frasi “la prima foto di un esopianeta scattata dal telescopio spaziale James Webb” e “la prima foto di un esopianeta è stata scattata dal telescopio spaziale James Webb” hanno una costruzione pressoché simile. Una spiegazione che, ovviamente, non ha condonato l’errore. Anzi, ha fatto crescere le perplessità attorno a questo modello di intelligenza artificiale conversazionale e sulla sua capacità linguistica. E Google ha provato a spiegare che quanto successo stessa andando nell’esatta direzione “dell’esperimento”: ricevere feedback per migliorare.

Cosa è successo in Borsa

Proprio a cavallo di quell’errore pubblicato dalla stessa Google, il titolo in Borsa (Nasdaq) di Alphabet ha subìto un duro colpo al ribasso. Un crollo di quasi 7 punti percentuali che, gli analisti, hanno attribuito a quello strafalcione. In effetti, guardando il grafico, questa narrazione sembra essere palese.

Nei giorni dell’annuncio il valore del titolo è cresciuto notevolmente. Subito dopo l’evidenza dell’errore in quella risposta, quel valore è crollato (con il picco verticale tra il 7 e il 9 febbraio). Poi, nelle settimane successive, il titolo ha perso nuovamente di valore, prima di iniziare la risalita a inizio marzo. A oggi, dopo che Google Bard è stato messo a disposizione (nella fase di test) negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il titolo è tornato a veleggiare intorno ai valori del 7 febbraio. Certamente quell’errore nella risposta sul telescopio James Webb può aver raffreddato gli entusiasmi degli investitori, ma il mercato dei titoli vive di fasi alterne, per definizione. E una valutazione non può mai essere fatta sul quotidiano (anche se, in un solo giorno, sono stati “bruciati” 100 miliardi di dollari), ma su misure molto più estese.

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