Il respingimento di Conte: «Il piano Arcelor-Mittal non va bene»
05/12/2019 di Redazione
Si parla di 4700 esuberi. Questo è il prezzo che Arcelor Mittal ha messo sul tavolo per provare a mantenere la gestione dell’ex Ilva, senza dover rescindere il contratto come minacciato nei giorni scorsi. Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio che più aveva cercato una situazione di mediazione con i vertici del gruppo che gestisce le acciaierie di Taranto e non solo, ha respinto al mittente questa indicazione.
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Giuseppe Conte contro il piano Arcelor-Mittal
«Il progetto che è stato anticipato in un incontro non va assolutamente bene, mi sembra sia molto simile a quello originario – ha detto il presidente del Consiglio a Roma -. Lo respingiamo e lavoreremo come durante questo negoziato agli obiettivi che ci siamo prefissati col signor Mittal e che il signor Mittal si è impegnato personalmente con me a raggiungere, e ci riusciremo».
La partita tra Arcelor-Mittal e governo sull’ex Ilva
Un impegno che, al momento, sembra essere disatteso su tutta la linea. Giuseppe Conte aveva chiesto di preservare in maniera principale i posti di lavoro, senza scalfire la mole dei 10.700 dipendenti che il gruppo Arcelor-Mittal ha a disposizione. Dopo la cancellazione dello scudo penale per i vertici dell’azienda, la principale soluzione per non arrivare alla dismissione dei contratti in essere (con tutte le conseguenze sull’economia di diverse aree del territorio italiano) è sempre stata quella di ridurre la manodopera.
Una situazioone che non può essere accettata, perché equiparabile a un vero e proprio ricatto. Il segnale del governo, in ogni caso, rappresenta la volontà di non raggiungere il compromesso affrettato basato sugli esuberi. Resta ora da capire la risposta di Arcelor-Mittal, con quello che si annuncia essere un mese di dicembre particolarmente caldo per le acciaierie italiane.
FOTO: ANSA/FILIPPO ATTILI/US PALAZZO CHIGI