La famiglia Regeni scrive al presidente egiziano Al Sisi: «Non poteva non sapere»

10/05/2019 di Enzo Boldi

«Come padre prima che come presidente prometto che faremo luce e arriveremo alla verità, lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio». Queste parole furono pronunciate dal capo di Stato egiziano Abdel Fattah Al Sisi rivolgendosi in prima persona ai familiari di Giulio Regeni, il ricercatore triestino morto tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio a Il Cairo in una situazione ancora ricca di ombre. Da quelle parole sono passati tre lunghi anni, con piccoli passi in avanti che non sono stati molto significativi dal punto di vista della giustizia. Oggi i genitori di Giulio Regeni hanno scritto una lettera aperta al presidente egiziano per ricordargli il suo impegno.

«Sono passati tre anni. Nessuna vera collaborazione c’è stata da parte delle autorità giudiziarie egiziane e dopo l’iscrizione nel registro degli indagati, da parte della procura italiana, di cinque funzionari dei Vostri apparati di sicurezza, la procura egiziana ha interrotto tutte le interlocuzioni – si legge nella lettera pubblicata su La Repubblica e firmata da Paola e Claudio Regeni -. Oggi sappiano che Giulio è stato sequestrato da funzionari dei Vostri apparati di sicurezza e lo sappiamo grazie al lavoro incessante degli investigatori e dei procuratori italiani e dei nostri legali. Lei è venuto meno alla sua promessa».

I genitori di Giulio Regeni scrivono ad Al Sisi

Le ombre, le rivelazioni e le smentite attorno alla morte di Giulio Regeni sono all’ordine del giorni, fin dall’inizio del 2016. Secondo i genitori del giovane ricercatore ucciso i conti non tornano: «Lei, lo apprendiamo dai media, ha un potere smisurato. Risulta, quindi, difficile da credere che chi ha sequestrato, torturato, ucciso nostro figlio Giulio, chi ha mentito, gettato fango sulla sua persona, posto in essere innumerevoli depistaggi, organizzato l’uccisione di cinque innocenti ai quali è stata attribuita la responsabilità dell’omicidio di nostro figlio, tutte queste persone abbiano agito a Sua insaputa o contro la sua volontà. Non possiamo più accontentarci delle sue condoglianze né delle sue promesse mancate».

Consegni i cinque indagati alla giustizia italiana

La lettera dei genitori di Giulio Regeni prosegue ricordando le vecchie promesse fatte da Al Sisi in passato e si conclude con la richiesta di consegnare i colpevoli alla giustizia: «Lei ha l’occasione per dimostrare al mondo che è un uomo di parola. Consegni i cinque indagati alla giustizia italiana, permetta ai nostri procuratori di interrogarli, dimostri al mondo che la osserva che Lei non ha nulla da nascondere. Lei ha il privilegio e l’occasione di fare giustizia, sprecarli sarebbe imperdonabile. Con l’augurio di verità e giustizia».

 

(foto di copertina: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)

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