Le scuse del giornalista di Repubblica per il tweet sui fascisti da «appendere per i piedi»

I fascisti di oggi? «Se è il caso dobbiamo appenderli per i piedi». È un tweet davvero infelice quello che ha fatto ieri il giro della rete, pubblicato da Maurizio Crosetti, giornalista di Repubblica molto seguito sui social network e noto anche al pubblico televisivo per la sua presenza da ospite in alcune trasmissioni. Un suo messaggio sulla destra italiana ha scatenato un’ondata di reazioni e indignazione. «Sia chiara una cosa. Dobbiamo reagire, indignarci, batterci, denunciarli, resistere fino alle estreme conseguenze, e se sarà il caso appenderli per i piedi. Mai più fascisti», ha twittato Crosetti dal suo profilo, dove vengono pubblicate – precisa l’autore – delle ‘opinioni personali’.

 

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(Immagine: screenshot di un tweet di Maurizio Crosetti)

 

 

Tweet sui fascisti appesi per i piedi, le critiche e le scuse del giornalista di Repubblica Crosetti

Le repliche non si sono fatte attendere. «Complimenti! Chissà se interverranno Fnsi o Ordine dei giornalisti», ha twittato Alessandra Mussolini. Ma anche molti utenti. «Quindi fammi capire – è stata una delle risposte più apprezzate –, chiedi di lottare contro il fascismo invocando all’eliminazione fisica di chi dissente dalle vostre idee?». In seguito sono arrivate le scuse. «Quel tweet sui fascisti appesi per i piedi era troppo – ha ammesso Crosetti –, mi rendo conto e mi scuso».

 

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(Immagine: screenshot di un tweet di Maurizio Crosetti)

 

La rimozione del messaggio sembra non essere comunque servita per placare le critiche. Crosetti viene oggi attaccato duramente dal quotidiano Libero, vicino alle posizioni della Lega e di Matteo Salvini. «Giornalista di ‘Repubblica’ scrive che Matteo e i suoi andrebbero ‘appesi per i piedi’ come dei fascisti», si legge in prima pagina sul giornale diretto da Vittorio Feltri. A pagina 3 invece, un titolo ancora più netto: «Giornalista di ‘Repubblica’ invita ad ammazzare i leghisti’».

(Immagine di copertina: screenshot del tweet di scuse di Maurizio Crosetti)

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