Per Giorgia Meloni, gli omosessuali in Italia non sono discriminati (e le violenze che lei stessa cita?)

Nella giornata di ieri, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno manifestato in piazza per protestare contro la legge anti-omofobia che in questi giorni è in discussione alla Camera ed è a buon punto rispetto al suo iter. In modo particolare, la leader di Fratelli d’Italia ha affermato che in Italia gli omosessuali non sono discriminati. La sua affermazione si è resa necessaria per giustificare la manifestazione di piazza.

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Giorgia Meloni e il racconto che in Italia gli omosessuali non sono discriminati

Mentre sfoggiava cartelli come ‘Restiamo liberi di pensare’ o ‘Restiamo liberi di educare’, Giorgia Meloni ha detto ai giornalisti: «Non possiamo dire che in Italia oggi gli omosessuali siano discriminati, perché io vedo che abbiamo fatto passi da gigante in questo senso». Passi da gigante. Ovviamente, la leader di Fratelli d’Italia cita dei dati, affermando che questi ultimi non siano particolarmente preoccupanti.

Quello a cui fa riferimento Giorgia Meloni, in modo particolare, sono i dati OSCAD, l’osservatorio istituito dal ministero dell’Interno per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Il report citato prende in considerazione le segnalazioni da fonti aperte, da forze di polizia, dall’Unar e dagli enti privati che sono arrivate all’osservatorio dal 2010 al 2018. Dunque, quando Giorgia Meloni parla dei «1500 casi segnalati negli ultimi otto anni» omette, non volontariamente (visto che poi aggiunge anche il riferimento 2020-2018) gli ultimi due anni (che non sono compresi in questo studio). Sappiamo – e lo abbiamo visto anche attraverso le denunce che sono arrivate attraverso gli organi di stampa – che più l’utilizzo dei social network diventa familiare e si allarga, più i casi di Hate speech aumentano. Dunque, gli ultimi due anni – che sono la premessa alla legge anti-omofobia – non vengono presi in considerazione da Giorgia Meloni.

Che dati cita Giorgia Meloni sulle discriminazioni degli omosessuali

Ma anche se ci volessimo fermare a quanto dichiarato dalla leader di Fratelli d’Italia, non possiamo non notare che la sua frase «dei 1500 casi soltanto 200 riguardavano le discriminazioni di genere» suona comunque come allarmistica. Infatti, quella cifra riguarda il 13% delle segnalazioni pervenute (che, in quanto tale, sono un campione statistico) e che, insieme, rappresentano la terza causa a livello nazionale per l’odio in rete. Visto che le prime due sono tutelate dalla costituzione (la razza e la libertà di culto), non si capisce perché la terza causa dell’odio e della violenza che avviene in rete o dal vivo non debba essere in qualche modo tutelata da una legge.

Altri dati che mancano alla ricostruzione di Giorgia Meloni

Un’azione di monitoraggio del portale Gay.it, inoltre, sottolinea come nel 2019 (anno che non ricade nel periodo di tempo analizzato da Oscad) si siano verificati 83 casi di aggressioni alla comunità LGBT, in crescita rispetto ai 50 dell’anno precedente, con i dati ufficiali dell’Osce che, invece, parlano di 63 denunce. Vale appena la pena sottolineare che l’odio nei confronti della comunità LGBT molte volte resta sommerso, perché non sempre viene denunciato (questo vale anche per le violenze sessuali e per gli abusi subiti dalle donne, le cui dinamiche sulle denunce sono tristemente note). Insomma, quando si riportano alcuni dati vanno sempre contestualizzati e mai enunciati in termini assoluti. Una legge anti-omofobia è necessaria. Oggi, più che mai.

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