Giorgia Meloni: “Non sono antisemita, ma”

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Per Giorgia Meloni la commissione contro i crimini d'odio sui social network penalizza il nazionalismo e la libera espressione

«Non sono antisemita, ma»: partono così le giustificazioni di Giorgia Meloni nel corso dell’intervista rilasciata ad Avvenire in merito ai recenti accadimenti sull’istituzione di una commissione contro l’odio razziale e l’antisemitismo. Il climax della questione è stato il mancato applauso di Lega, Fratelli d’Italie e Forza Italia per Liliana Segre e la sua proposta di istituire una commissione parlamentare contro i crimini d’odio sui social network. Tra i pareri contrari c’è anche quello di Fratelli D’Italia è Giorgia Meloni, leader di partito, ha motivato il no parlando del suo appoggio alla famiglia tradizionale. A questa prima spiegazione, che no ha convinto Liliana Segre per via del fatto che non si comprende il nesso logico con la commissione contro l’odio, Giorgia Meloni aggiunge che il problema sta nelle «censure che nasconde il testo».



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Giorgia Meloni: «La commissione contrasta debolmente l’antisemitismo ma è forte strumento di censura politica»

Approvare un testo contro i crimini razziali e l’odio sui social network sarebbe «propaganda politica» per Giorgia Meloni, «chi sostiene che ci siamo astenuti perché siamo antisemiti è in malafede». E accusa «molti esponenti dell’estrema sinistra e del M5S» di non dare battaglia all’antisemitismo come hanno sempre fatto invece Fdi, Lega e FI.



Giorgia Meloni ha definito la proposta che porta la prima firma di Liliana Segre come «riproposizione della commissione Jo Cox dell’allora presidente della Camera Boldrini». Fa il nome della Boldrini, Giorgia Meloni, che dell’odio dei social network è uno dei bersagli preferiti. La guida di Fdi ha affermato che lo strumento proposto da Lilina Segre avrebbe il «generico compito di contrastare intolleranza, antisemitismo e le cosiddette “parole d’odio” col potere di chiedere la rimozione dal web e sui media dei contenuti reputati offensivi».

Il problema di Giorgia Meloni sarebbe quello di non poter difendere l’identità nazionale

Punire gli odiatori sui social network e rimuovere contenuti offensivi inerenti razza o religione mette a rischio la «difesa dell’identità nazionale, della famiglia naturale e dei valori tradizionali». Oltre a questo non ha senso, secondo Giorgia Meloni, condannare l’antisemitismo in tutte le sue forme ma non citare mai integralismo e terrorismo islamico, «principale pericolo per le comunità ebraiche in Europa». E intanto il capo di Stato ha invitato tutti a mantenere alta la guardia rispetto a coloro che vogliono diffondere egoismi e odio ma Giorgia Meloni risponde che dalla questione non si sente minimamente toccata. Nemmeno dopo i toni del suo celebre discorso in piazza San Giovanni, quello in cui ha affermato con forza di essere italiana e cristiana, valori che reputa sopra ogni cosa.



L’opinione della leader di Fratelli d’Italia è chiara, quindi, così come quella della Lega che ha reso noto come – a parer loro – sia necessario introdurre il concetto di cristianofobia per contrastare l’antisemitismo. E pazienza se Liliana Segre si trova, ogni giorno, a ricevere 200 minacce sul web, come evidenziato dall’osservatorio antisemitismo. Vietare l’odio razziale e religioso per la destra ha senso solo e soltanto se non impedisce di affermare principi nazionalisti fondamentali come “a casa loro” e “via le moschee dall’Italia”.

(Credits foto copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)