Il saliscendi del gioco d’azzardo: il crollo durante il lockdown era solo un’illusione

Particolare attenzione sui minori

26/02/2021 di Redazione

Il crollo della dipendenza da gioco d’azzardo nei mesi in cui c’è stato il lockdown in Italia sembrava poter dare uno scossone decisivo al terribile vizio che crea dipendenza e che sovente comporta una dipendenza di migliaia, se non milioni, di persone, compresi i minori. Ma purtroppo quel calo era solo una mera illusione. E lo dicono i dati.

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Già, perché mentre nel pre-lockdown la percentuale della pratica da gioco d’azzardo di assestava al 16,3%, salvo poi subire un drastico crollo nei mesi in cui era vietato uscire di casa (9,7%), quando invece le restrizioni si sono allentate i numeri sono cresciuti esponenzialmente, superando addirittura la quota indicata e errivando al 18%. Sono i dati rilevati da una ricerca condotta dall’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con l’Istituto Mario Negri, l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (Ispro), l’Università degli studi di Pavia e l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano sull’abitudine al gioco degli italiani.

In particolare, il gioco d’azzardo online è passato dal 10% del periodo precedente la pandemia all’8% nel lockdown, per salire al 13% nel periodo di restrizioni parziali. «In generale abbiamo assistito ad un contenimento di tutti i comportamenti impulsivi, grazie alla chiusura dei centri di scommessa e al fatto che stando confinati con la propria famiglia o con alcuni conviventi, si è ridotta necessariamente la ricerca spasmodica del gioco, con una migliore regolazione emotiva», ha spiegato Tonino Cantelmi, psichiatra, psicoterapeuta, direttore dell’Istituto di terapia cognitivo interpersonale, come riportato da Repubblica.it. «Tuttavia si è trattato soltanto di apparenza. È vero che le persone si sono ubriacate di meno, hanno utilizzato meno le sostanze stupefacenti, hanno giocato meno, hanno cioè regolato meglio tutti i comportamenti impulsivi ma è durato pochissimo. Appena la vita ha ripreso un ritmo leggermente più veloce e appena qualche contenimento è venuto a mancare di nuovo, c’è stato il ricorso all’impulsività».

A preoccupare è però l”entrata in scena’ dei giovanissimi al gioco d’azzardo online: circa il 30% degli adolescenti italiani tra i 14 e i 17 anni si è avvicinato al gioco almeno una volta, col pericolo che possa trasformarsi rapidamente in una dipendenza. «La dipendenza da gioco d’azzardo riguarda tutti, sia in termini di età che di professione. Il problema è che in genere il giocatore non ammette di avere un problema, ci lotta contro pensando o illudendosi di poterlo gestire, aspettando quella vincita che gli consenta di mettere a posto tutti i debiti che ha contratto, sperando di uscirne fuori con le proprie forze senza mai riuscirci», ha detto Cantelmi. «Il punto fondamentale è convincerlo ad accettare un aiuto professionale. Io consiglio percorsi residenziali full immersion soprattutto psicoterapeutici di breve durata, in genere tre settimane, con poi la possibilità di essere seguiti in via ambulatoriale. Oggi in Italia abbiamo molte esperienze terapeutiche di questo tipo che funzionano in modo eccellente. Il vero problema è convincere un giocatore d’azzardo patologico a curarsi: questo primo passo è decisivo per il suo futuro».

[CREDIT PHOTO: ITALY PHOTO PRESS]

 

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