Storie della Resistenza. Marco Ferrando ricorda Gino Marzola

25/04/2019 di Redazione

Abbiamo chiesto al professor Marco Ferrando, segretario del Partito Comunista dei Lavoratori, di affidarci il proprio personale ricordo del 25 Aprile. La sua scelta è caduta sulla storia di Gino Marzola, un cittadino di Finale Ligure, una delle tante figure della Resistenza.

Il ricordo di Gino Marzola da parte di Marco Ferrando

Gino Marzola era un giovanissimo operaio della fabbrica Piaggio di Finale Ligure. La sua prima politicizzazione avvenne all’età di 18 anni nel corso degli scioperi del marzo 1943.  Per fuggire alle deportazioni, successive agli scioperi, si ritirò in montagna con un gruppo di altri giovanissimi operai, suoi compagni di fabbrica. La sua squadra fu la prima squadra partigiana del savonese, molto attiva nell’entroterra finalese ( fra le Manie e San Bernardino). Presto la squadra si integrò nelle formazioni garibaldine, a direzione comunista.

Fu protagonista dell’azione celebre di sequestro di un Ufficiale fascista a Finale Ligure finalizzata a uno scambio di prigionieri. Marzola acquisì un enorme prestigio tra le file partigiane. Su di lui si diffusero autentici miti, come quello di una sua eccezionale capacità di travestimento per sfuggire alla repressione. Il suo nome di battaglia fu non a caso “Mandrake”. Il suo carattere era però quello di un ribelle e le sue posizioni politiche scavalcarono la linea ufficiale del PCI, sancita dalla svolta di Salerno di Togliatti.

Marzola non accettava la subordinazione della resistenza a Badoglio e il compromesso con la DC. Concepiva la resistenza come via rivoluzionaria contro le classi capitalistiche che si erano arricchite col fascismo. Questo suo ribellismo, che lo rese direttamente o indirettamente coinvolto, in maniera attiva, in almeno una rappresaglia con vittime già dalla seconda metà del 1944, lo rese inviso ai comandi della Garibaldi, che lo emarginarono. Fu ucciso dai fascisti a Calizzano all’età di 20 anni in un agguato. I suoi giovanissimi compagni, scampati all’agguato, saranno negli anni successivi i dirigenti locali del PCI.

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