L’altra faccia (oscura) di Gina Haspel, la prima donna a capo della Cia con il debole per la tortura
13/03/2018 di Gianmichele Laino
La stanno definendo una nomina storica, perché Gina Haspel è la prima donna a capo della Cia, l’agenzia d’intelligence americana. Ha sostituito Mike Pompeo nominato da Donald Trump segretario di Stato al posto di Rex Tillerson, silurato dal presidente. Un giro di nomine del tutto inatteso a Washington che questa mattina si è svegliata con queste due sorprese all’ombra del Campidoglio. Già si sprecano i titoli sensazionalistici sulla Haspel, una figura molto apprezzata in patria perché ha già ricoperto il ruolo di Deputy Director della Cia (anche in questo caso si era trattato della prima donna a farlo).
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GINA HASPEL, LE TORTURE IN THAILANDIA
Ma c’è un’ombra lunga sul nuovo capo della Cia. Che parte direttamente dalla Thailandia, dove la Haspel – sempre per la Cia – ha diretto un programma segreto negli anni intorno al 2005. Nel Paese asiatico, infatti, c’era uno dei primi black site americani, ovvero dei centri specifici dove venivano custoditi dei terroristi, in gran parte appartenenti ad al-Qaeda. Qui venivano sottoposti a delle pratiche al limite della tortura, come il cosiddetto waterboarding (ma c’è il sospetto che venisse utilizzato anche l’elettroshock agli organi genitali). Noti i casi relativi ai terroristi Abu Zubaida e Abd al-Rahim al-Nashiri, che erano appunto prigionieri all’interno del sito chiamato, con nome in codice, Cat’s Eye ovvero occhio di gatto.
GINA HASPEL, LA DISTRUZIONE DI MATERIALE SENSIBILE
Non solo. Sempre nel 2005, l’ascendente di Gina Haspel era talmente tanto forte da costringere Jose Rodriguez, capo del centro antiterrorismo, a distruggere centinaia di file contenenti video relativi a quanto appunto stava succedendo nel black-site thailandese. Fu lo stesso Rodriguez a riferirlo nelle sue memorie, nel momento in cui il programma della Cia stava attirando l’attenzione dei media per la sua particolare brutalità.
Alcuni senatori (come i democratici Ron Wyden e Martin Heinrich), già al momento della sua nomina a Deputy Director, avevano mandato una mail riservata a Donald Trump sostenendo che, visti i suoi trascorsi, la Haspel fosse inadatta al ruolo di vertice all’interno della Cia. Avevano, pertanto, richiesto delle rassicurazioni. Ora, è arrivata la promozione che non la metterà al riparo da altre indagini da parte di stampa e politici di opposizione. Anche un fatto storico come la nomina di una donna a capo della Cia, sotto la presidenza di Donald Trump, può diventare un pericoloso boomerang.
(Credit Image: © Olivier Douliery/CNP via ZUMA Wire)