Giletti sta lavorando per condurre Non è l’Arena dalla piazza Rossa di Mosca

Ma ci sarebbero intoppi con gli ospiti, presenti tutti da studio

03/06/2022 di Redazione

Non sarebbe un problema di visti, né di diplomazia. Il canale diplomatico di comunicazione con la Russia, del resto, è di primissimo livello. Per questo motivo, Massimo Giletti sarebbe già pronto a condurre la sua prossima puntata di Non è l’Arena da un affaccio sulla piazza Rossa di Mosca, tuffandosi a capofitto nelle polemiche che, sicuramente, potranno seguire una iniziativa di questo genere. Se le questioni burocratiche sono state già risolte, però, sarebbero le esigenze di produzione a mettere in forse il progetto.

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Giletti a Mosca, l’iniziativa e i problemi

La questione è rappresentata dalla possibile presenza degli ospiti in una trasmissione condotta interamente da Mosca: nell’elenco dei papabili ci sarebbero Marija Zakharova, la portavoce del ministro degli Esteri Sergej Lavrov, il nipote di Antonio Gramsci – musicista che vive a Mosca e che si è spesso dichiarato vicino alle posizioni di Vladimir Putin -, alcuni imprenditori italiani che sono ancora in affari con la Russia nonostante le sanzioni comminate dall’occidente all’economia del Cremlino.

Le loro presenze nell’affaccio sulla piazza Rossa non sarebbero ancora confermate. Dunque, ci si troverebbe nella condizione di avere una conduzione a Mosca e uno studio, pieno di ospiti, a Roma o – al massimo – in collegamento da altre località. Una situazione che farebbe venire meno il senso produttivo della presenza del solo Massimo Giletti a Mosca.

La giornata di oggi sarà sicuramente interlocutoria e farà capire il senso verso cui questa iniziativa procederà. Il tema, soprattutto, è che Massimo Giletti sarebbe il primo conduttore occidentale a condurre, dall’inizio della guerra, un talk-show direttamente da Mosca. Ovviamente una situazione diversa rispetto alla presenza, ampiamente sfruttata anche dopo un periodo di dubbi e incertezze nei primissimi giorni del conflitto in Ucraina, dei corrispondenti delle varie emittenti. Condurre una trasmissione dal territorio di Mosca comporterebbe diversi rischi, tra cui quello di allinearsi alle norme che la Duma ha varato pochi giorni dopo l’inizio del conflitto: il rischio di 14 anni di carcere per i giornalisti che dovessero dare notizie che la Russia ritiene essere delle fake news. E se è vero che la situazione comunicativa a Mosca è cambiata rispetto al periodo in cui è stata promulgata la legge (all’epoca non si poteva nemmeno parlare di guerra, ma soltanto di operazione speciale, mentre invece i toni – dal 9 maggio scorso – sono cambiati anche nelle trasmissioni più propagandiste), ci sono comunque i rischi di appiattirsi eccessivamente sulla narrazione russa del conflitto. Un rischio che, però, Giletti vorrebbe correre anche perché, come fatto trapelare, le polemiche sono il suo pane quotidiano.

Foto IPP/Gioia Botteghi – Roma

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